La traduzione è donna?

Quando andavo all’università le studentesse in traduzione superavano nettamente il numero degli studenti. E credo che la tendenza sia rimasta la stessa ancora oggi.
Da quando lavoro come traduttrice freelance, ho riscontrato che le colleghe traduttrici sono di più dei colleghi traduttori.

Così mi sono chiesta: la traduzione è una professione prevalentemente femminile?

Ammetto che la domanda mi ha condotto verso un altro interrogativo: la traduzione è donna?

Per trovare una risposta, propongo una riflessione a partire da alcuni studi che affrontano la traduzione secondo una prospettiva di genere.

La Bella infedele

Sulla base della valenza femminile del termine “traduzione”, nel Seicento gli studi sulla traduzione in Francia coniano l’espressione delle traduzioni “belles infidèles“, focalizzate sulla cultura di arrivo: la traduzione bella, ben fatta, è infedele all’originale, mentre la traduzione fedele, quella letterale, parola per parola, è brutta.
L’idea richiama l’immagine della donna bella ma infedele in contrapposizione alla donna brutta ma fedele. E tutto ciò rientra nella sfera del matrimonio, con immagini di richiamo sessuale, fedeltà e tradimento.

Questa interpretazione è maschilista, come hanno sottolineato gli studi femminili sulla traduzione.
Prova a farci caso. Ancora oggi si parla di paternità di un testo, non di maternità. Con questa accezione il testo originale è maschio e alla scrittura dell’autore si contrappone l’attività derivata, quindi inferiore, della traduzione.

Infatti, se analizziamo il rapporto fra testo e traduzione, generalmente quest’ultima viene descritta come l’immagine dell’originale, lo specchio in cui il testo di partenza deve riflettersi.

La lingua madre

Un’altra affascinante prospettiva capovolge i ruoli. La traduzione non deve profanare la lingua madre, quindi il testo originale. La lingua, poiché materna, si riveste di un’immagine femminile: la fedeltà alla lingua madre deve essere preservata, così come la purezza del testo originale.

Ecco le immagini che si ripetono: bellezza, fedeltà, purezza. Si tratta di concetti associati alla figura femminile. Tutto questo basta a dire che la traduzione è donna?

Ecco perché non riesci a imparare le lingue straniere

Gli Italiani non sanno l’inglese. Questa generalizzazione rivela la scarsa attitudine verso le lingue straniere che caratterizza il nostro Paese.

Naturalmente ci sono delle eccezioni, ma è risaputo che in Italia si riscontrano serie difficoltà nell’imparare le lingue straniere.
Magari è un fenomeno che ti riguarda in prima persona, oppure conosci qualcuno che ha questo problema.

Il motivo per cui non riesci a imparare una lingua straniera è uno soltanto: la paura. Più precisamente, la paura di sbagliare.

Come puoi imparare una lingua se hai paura di usarla?
Da dove nasce questa paura di sbagliare?

Le statistiche dimostrano che nell’insegnamento delle lingue straniere in Italia si prediligono la grammatica e la scrittura: studio delle regole, esercizi da completare, frasi e brevi composizioni scritte in lingua.

Ma non si può imparare una lingua straniera soltanto con queste basi. Bisogna anche immergersi nei suoni delle parole, negli accenti e assimilare la pronuncia corretta.

La parte essenziale dell’apprendimento di una lingua è uno ed è proprio l’aspetto più trascurato in Italia: parlare la lingua straniera.

Ricordo le scene di panico a scuola che indubbiamente si manifestano in ogni classe italiana. Dopo i momenti dedicati alla comprensione, alla lettura, agli esercizi in lingua, gli insegnanti dedicavano qualche minuto della lezione all’orale e ci sollecitavano a interagire in lingua straniera. Ma improvvisamente tutti diventavano timidi e insicuri, avevano paura di sbagliare e si chiudevano nel silenzio.
Alla fine solo quei pochi che ci provavano (ed eravamo sempre gli stessi) facevano reali progressi.

Se prosegui gli studi linguistici all’università, il miglioramento è naturale. Ma chi intraprende altri percorsi formativi, poi finisce per scontrarsi con la realtà del mondo del lavoro, in cui sapere l’inglese è un requisito necessario per qualsiasi tipo di impiego.

Questa paura di sbagliare ha radici proprio a scuola e nasce dal confronto tra gli alunni. Tutti vogliono evitare l’errore e l’imbarazzo che ne deriva, quindi il giudizio negativo.
Ma è con gli errori che alla fine impari!
Bisogna mettersi in discussione e provarci, parlare in lingua straniera e commettere errori, che siano di grammatica, lessicali o di pronuncia. Poi gli errori saranno corretti e riuscirai a memorizzare più facilmente quella cosa che hai sbagliato, tanto che alla fine non la sbaglierai più.

Senza dubbio bisognerebbe modificare i metodi didattici di insegnamento delle lingue straniere, ma occorre anche lavorare su se stessi, avere una mentalità aperta e costanza nello studio delle lingue.

Errori nel testo da tradurre: come comportarsi?

Gli occhi di un traduttore sono abituati a individuare gli errori di un testo. Ma cosa fare se gli errori sono nel testo da tradurre?

Questo dilemma non riguarda la qualità della traduzione, ma la presenza di piccole o grandi pecche nel file da tradurre: sviste dovute alla distrazione, errori di battitura, contraddizioni.

Non si tratta di fare i maestrini con la penna rossa. I traduttori sono decisamente abili nell’individuare gli errori perché abituati a fare millemila revisioni: leggono e rileggono le proprie traduzioni per evitare sviste nel testo finale prima di consegnarlo al cliente.

Così un traduttore è in grado di individuare un errore che agli occhi altrui è sfuggito. Potrebbe essere una banale svista, oppure un orrore di grammatica o un controsenso che altera il significato.

La traduzione deve essere fedele all’originale: la terminologia, il significato, lo stile e ogni sfumatura del testo di partenza devono essere presenti nel testo di arrivo.

Ma come comportarsi se nel testo da tradurre ci sono degli errori?

Dobbiamo riprodurli anche nella traduzione? È lecito correggere il file d’origine o non ci è consentito?

Una volta stavo traducendo un contratto e mi accorsi di un errore nel testo originale: in un paragrafo inglese le due Parti erano state invertite, generando un controsenso.
Prima di tradurre in italiano quel passaggio, contattai il cliente e segnalai l’errore. Il cliente mi ringraziò, così ebbi la possibilità di ristabilire il senso della frase nella traduzione, restituendo l’effettivo ruolo delle due Parti con il beneplacito della logica.

Potremmo non sentirci autorizzati a intervenire in questo modo perché, per definizione, la traduzione deve essere l’esatta trasposizione dell’originale. Ma se un testo è destinato alla stampa o alla pubblicazione, oppure ha un valore vincolante come nel settore legale, l’errore potrebbe provocare danni rilevanti.

Per questo ritengo che sia giusto avere spirito d’iniziativa e dimostrarci degli autentici mediatori della comunicazione.

E tu, collega traduttore, come ti comporti? Ti limiti a correggere l’errore nella traduzione oppure lo riproduci? Hai l’abitudine di segnalare un errore al cliente?

La traduzione automatica penalizzata: Google contro Google Translate

Google che penalizza Google Translate? Potrebbe sembrare un paradosso, ma è la realtà. La traduzione automatica non piace neppure al motore di ricerca più usato al mondo.

Hai investito una bella quantità di soldi per realizzare il tuo sito web, magari hai pagato un copywriter per scrivere i contenuti, scegliendo le parole più efficaci per conquistare gli utenti e convertirli in clienti, così da aumentare le vendite.

Vuoi internazionalizzare la tua attività, intercettando potenziali clienti all’estero grazie al sito aziendale multilingue.

Ma vuoi risparmiare sulla traduzione e, invece di rivolgerti a un traduttore professionista, preferisci affidare la traduzione del sito aziendale a Google Translate.
Complimenti! Hai appena scelto l’opzione peggiore.

E il motivo è molto semplice.
Frasi senza senso, errori imbarazzanti, traduzione approssimativa che fa fuggire gli utenti dal sito. Sono queste le caratteristiche di un sito tradotto con Google Translate.

Affinché le pagine vengano indicizzate da Google per farti trovare dai potenziali clienti, la qualità dei contenuti del sito è un fattore determinante.
Invece un sito multilingue tradotto con Google Translate ti offre un pessimo scenario.

La traduzione automatica è il male:
  • diminuisce la credibilità del sito
  • dimostra un approccio poco professionale di chi ne fa uso
  • riduce l’autorevolezza dell’azienda che ha tradotto il proprio sito con Google Translate

Inoltre la traduzione automatica è una pratica che danneggia la SEO, penalizzando il posizionamento del sito web che, secondo Google, presenta “contenuti generati automaticamente”, i quali violano le linee guida di Google.

La qualità della traduzione deve essere la tua priorità. Allora cerca di capire una volta per tutte che Google Translate è l’opposto della professionalità e può danneggiare la tua azienda.

Se vuoi tradurre un sito web (e non solo), scegli un traduttore freelance o un’agenzia di traduzione che possiedono conoscenze linguistiche, tecniche e culturali che nessuna macchina può riprodurre.

Perché un freelance deve avere un blog

Se sei un freelance che vuole distinguersi dalla massa, devi avere un blog. Perché oggi il curriculum e il portfolio non sono sufficienti per trovare nuovi clienti e instaurare collaborazioni durature.

Però non farti prendere dal panico dovuto alle più comuni difficoltà del blogging: manca il tempo, scarseggiano l’ispirazione e le idee, soprattutto se non hai sviluppato una strategia di blogging e un calendario editoriale.

Per migliorare il tuo personal branding, il blog è un elemento fondamentale che contribuisce a comunicare il tuo valore e le tue competenze, ottimizzare il tuo sito web e intercettare nuovi clienti.

Il blog è un potente strumento di marketing che apporta:

  • Benefici SEO
    Aggiornando spesso un sito web, è possibile raggiungere un migliore posizionamento su Google. Grazie agli articoli del blog, i motori di ricerca danno maggiore rilevanza a un sito web aggiornato rispetto a uno che rimane immutato nel tempo.
  • Visibilità
    Gli utenti che leggono i tuoi post aumentano il traffico del sito. Inoltre, grazie ai commenti e alle condivisioni dei tuoi post sui social network, puoi ottenere un’esposizione importante. Il tuo nome circola, puoi diventare un punto di riferimento per una nicchia e fidelizzare determinati utenti che possono trasformarsi in clienti.
Quanto può influire il blog di un freelance nel suscitare una buona impressione in un potenziale cliente?

Ti posso raccontare la mia esperienza personale.

Nel caso di un traduttore freelance, un’agenzia di traduzione può accertarsi delle competenze linguistiche di un traduttore proponendo un test di traduzione il cui esito è determinante per avviare una collaborazione.

Prima di una possibile collaborazione, il cliente cerca informazioni sul potenziale fornitore (il traduttore freelance). E questa ricerca avviene online. Il cliente legge le informazioni disponibili sul web, approfondisce la ricerca sul sito personale e i profili social del traduttore, si sofferma sul blog. Leggendo uno o più articoli del blog, può analizzare più a fondo le capacità linguistiche, le conoscenze culturali e gli interessi del traduttore.

Qualche mese fa ho ottenuto il più grosso incarico di traduzione fino a oggi a cui ho lavorato per settimane. E il cliente ha rivelato che mi ha proposto questa collaborazione non solo in base all’esito positivo del test di traduzione, ma anche grazie al mio blog.

Oltre alla soddisfazione di lavorare a un progetto corposo, sono rimasta gratificata nell’apprendere che persistere nell’attività di blogging alla fine ripaga.

Il blog di un freelance ha bisogno di costanza, passione e strategia.
I risultati non arrivano subito, né si possono misurare in guadagni diretti. Ma la conquista è un livello di credibilità e autorevolezza tutt’altro che trascurabile.

3 capacità (non linguistiche) per comunicare con un’altra cultura

La comunicazione interculturale è alla portata di tutti?
Per rispondere a questa domanda, ho individuato tre requisiti necessari per comunicare efficacemente con un’altra cultura.

Si tratta di aspetti che vanno al di là delle lingue. Se non hai ottime competenze linguistiche, non è detto che tu non sappia comunicare con un potenziale cliente straniero, perché l’aspetto linguistico non è l’unico che influisce sulla comunicazione.

Infatti, anche se non conosci la lingua del tuo interlocutore straniero, puoi farti affiancare da un interprete professionista che ti permetterà di superare le barriere linguistiche. E tu puoi concentrarti su altri aspetti, come la comunicazione non verbale e il linguaggio del corpo, per conquistare il potenziale cliente o partner d’affari di un’altra cultura.

L’atteggiamento essenziale per una comunicazione interculturale efficace è la curiosità: rispettare l’interlocutore, mostrare apertura e tolleranza nei suoi confronti e non giudicare le differenze culturali.
Inoltre esistono altri elementi che dimostrano la tua capacità di interagire con un interlocutore straniero.

Questi sono i requisiti indispensabili per comunicare con un’altra cultura:

1. Capacità relazionali
Ti piace interagire con persone di un’altra cultura? Oppure ti senti a disagio a causa delle differenze culturali, nonché di quelle linguistiche?
Sono domande che ti devi porre per capire se relazionarti con l’interlocutore straniero suscita il tuo interesse e un desiderio di scoperta, fa risvegliare un diverso tipo di coinvolgimento, oppure scatena sensazioni di imbarazzo e difficoltà che inibiscono qualsiasi tentativo di interazione.

2. Empatia
L’empatia non è una qualità che riguarda soltanto la comunicazione con un interlocutore straniero, bensì con una persona qualsiasi.
Riesci a metterti nei panni dell’altro? Chiediti se sei in grado di guardare la realtà con occhi diversi, uscendo dal tuo solito orizzonte di pensiero, e immaginare la situazione dalla prospettiva dell’altro.

3. Adattabilità
Sei in grado di tollerare l’ambiguità, l’incertezza e l’imprevisto in uno scambio interculturale?
Devi adattare il tuo comportamento alle esigenze del momento e avere un atteggiamento flessibile, analizzando le reazioni della controparte e adeguando il tuo atteggiamento.

Se non possiedi queste capacità, niente panico: è possibile svilupparle e migliorarle col tempo.
Occorrono studio, tramite la lettura approfondita di pubblicazioni, articoli e guide, e tanta pratica, che puoi acquisire lavorando all’estero o in contatto con colleghi e clienti di un’altra nazionalità.

Non giudicare sbagliato ciò che non conosci, prendi l’occasione per comprendere.
Pablo Picasso

Come ottenere eccellenti traduzioni gratis

Ottenere traduzioni gratis di ottima qualità è un desiderio molto diffuso tra coloro che non vogliono spendere un centesimo per la traduzione di un documento, un sito web, un manuale, un testo qualsiasi.

Del resto perché pagare un professionista se esistono soluzioni gratuite?
Bisogna per forza ricorrere a un traduttore freelance o a un’agenzia di traduzioni per ottenere traduzioni di qualità?

Dato che a Natale “siamo tutti più buoni”, mi piacerebbe farti un piccolo regalo e fornire una soluzione al problema che ti tormenta: esistono strumenti efficaci per ottenere traduzioni di qualità in modo gratuito?

Parliamoci chiaro. Un suggerimento di questo tipo va contro i miei interessi, visto che la traduzione è la mia professione.
Però vorrei risolvere una volta per tutte questo problema senza invitarti a ricorrere a mezzi mediocri che rovinano la tua reputazione o quella della tua azienda, come Google Translate e i traduttori automatici.

In fondo tantissimi utenti affidano a Google la ricerca disperata di traduzioni gratis, sperando di trovare una soluzione che garantisca la qualità, come puoi vedere nella popolare chiave di ricerca qui sotto:

traduzioni professionali gratis

Come ottenere traduzioni gratis di ottima qualità?
La soluzione è semplice: NON PUOI.

Esatto, le “traduzioni professionali gratis” NON esistono. Perché la traduzione è un processo che richiede studi, esperienza, aggiornamento, competenze e abilità del tutto umani.

Affideresti la cura dei tuoi denti a una macchina pur di risparmiare? Oppure preferisci pagare un dentista, cioè un professionista qualificato e competente capace di garantire il risultato desiderato?

Per la traduzione il discorso è molto simile, visto che affidarti a un professionista non significa sostenere una spesa inutile, bensì investire nell’immagine della tua azienda oltre i confini nazionali, assicurando risultati a lungo termine a beneficio della tua attività.

E se ti sembra che all’inizio del post ho voluto ingannarti indirizzandoti verso una soluzione che poi è risultata diversa dalle tue aspettative, pensa che il regalo che ho voluto farti è questo: aiutarti a capire che non esistono  ottime traduzioni gratis e che dovresti essere consapevole di questa realtà.

5 lezioni di vita tratte da Star Wars

A meno che tu non viva in una “galassia lontana, lontana”, sai bene che Star Wars è tornato finalmente sul grande schermo con una nuova trilogia iniziata con l’Episodio VII, Star Wars – Il Risveglio della Forza.
La saga più amata di tutti i tempi non ha bisogno di presentazioni, merita solo di essere vista e amata in modo del tutto personale: battaglie stellari, personaggi memorabili e ormai classici, creature aliene e simpatici droidi, storici colpi di scena, i misteri della Forza e il fascino del Lato Oscuro. L’universo di Star Wars trascende generazioni, culture, generi e tradizioni.

Tutti abbiamo sognato di impugnare una Spada Laser, ma ognuno di noi è ammaliato da alcuni dettagli della saga in modo del tutto personale. Un esempio? Un professionista delle lingue non può non amare C-3PO, il droide che conosce oltre sei milioni di forme di comunicazione, e provare una certa empatia quando fa da interprete fra culture diverse.

Il potere di Star Wars è proprio questo: suscita empatia, ci fa immedesimare in personaggi e situazioni fantastiche. È cinema allo stato puro.
Eppure non ci emozioniamo soltanto grazie al modo in cui la saga ci permette di abbandonarci alla fantasia.

Star Wars è soprattutto una fonte di ispirazione ricca di lezioni di vita. La sua grande eredità si rivela nei suoi insegnamenti profondi che possiamo mettere in pratica nella vita quotidiana, come l’importanza dell’umiltà, dell’armonia e dell’equilibrio delle cose, l’abbandono di preconcetti a favore dell’apertura mentale, la capacità di adattarsi alle circostanze.

L’universo di Star Wars offre spunti di riflessione per guardare il mondo e scrutare dentro di noi.
Anche se le scene significative sono tante, io ho scelto questi momenti, che riassumo in citazioni tratte dai film e in una scena sublime priva di dialoghi.
  1. “La paura è la via per il Lato Oscuro. La paura conduce all’ira, l’ira all’odio, l’odio conduce alla sofferenza.”
    Yoda
    Hai visto cosa è successo ad Anakin Skywalker. La sua caduta è cominciata dalla paura e, diventando Darth Vader, il Lato Oscuro ha consumato la sua esistenza.
    Ammetterlo non è un segno di debolezza: la paura è una presenza costante nelle nostre vite, esercita una certa influenza nel modo di pensare e di agire, condiziona le nostre scelte.
    Eppure la sfida è questa: la paura non deve esercitare il suo dominio. Devi imparare a non lasciarti consumare dalla paura. La sua ombra non cederà mai, ma deve restare tale. Altrimenti finirà per logorare la tua vita, lasciandoti in preda all’angoscia perenne e a emozioni distruttive.

  2. “Molte delle verità che affermiamo dipendono spesso dal nostro punto di vista.”

    Obi-Wan Kenobi
    Nel momento in cui Luke Skywalker scopre la vera identità di suo padre, il mondo gli crolla addosso. Prima della fatale rivelazione, si era fidato delle parole di Obi-Wan e aveva idealizzato la figura paterna.
    Impara a riconoscere che non esistono verità assolute, ma opinioni, giudizi, interpretazioni della realtà. Tutto dipende dalla prospettiva da cui guardiamo le cose. Quindi non illuderti di trovare certezze o soluzioni definitive a un problema, perché resterai deluso quando ti scontrerai con la realtà. E non limitarti a una sola prospettiva, prova a guardare il mondo da punti di vista diversi.

  3. “No! Provare no. Fare! O non fare. Non c’è provare!”

    Yoda
    Quando stai per affrontare qualcosa, tendi a pensare: “Ci proverò”. Ma il Maestro Yoda insegna a rivalutare questo atteggiamento mentale che induce a procedere per tentativi sperando di riuscire nell’intento.
    Perché? Si tratta di una dimostrazione di insicurezza, soprattutto quando ti trovi di fronte a una scelta. Esiti a muovere un passo in una direzione e quella titubanza condiziona il risultato.
    Allora decidi di fare quel passo oppure non farlo. Prendi atto delle tue scelte, mettiti in discussione. Non nasconderti dietro una scusa, ma decidi e agisci. Se vuoi raggiungere un obiettivo, l’indecisione non ti sarà d’aiuto. Saranno l’impegno, la risolutezza e l’azione a farti avvicinare al traguardo.

  4. Luke
    : “Non posso crederci!”

    Yoda: “Ecco perché hai fallito.”
    Durante l’addestramento per diventare uno Jedi, Luke impara da Yoda che un problema è insuperabile perché lo vediamo tale nella nostra mente.
    Esistono limiti che non puoi superare e spesso sei tu il primo a costruire gli ostacoli che ti sembrano insormontabili. Ma la fiducia in te stesso è il primo passo per andare oltre le tue aspettative.
    Se non credi in ciò che fai, chi lo farà? Credi in te stesso, abbi fiducia nelle tue capacità e potrai realizzare qualcosa che non pensavi fossi in grado di fare.

  5. E poi c’è questa scena.

Luke osserva i due soli che tramontano sul pianeta Tatooine. Insoddisfatto del suo presente, guarda lontano, sospira e contempla i due astri al tramonto, uno chiaro e l’altro scuro (i due lati della Forza?). Luke scruta l’orizzonte e conquista una nuova fiducia. La fiducia nel futuro.

Non è solo una delle scene più iconiche della storia del cinema, è anche un momento magistrale in cui ognuno di noi può immedesimarsi. Quante volte ti senti abbattuto, frustrato e desideri fuggire dal presente? La proiezione di questi desideri e del conflitto interiore è in quella scena. La brama di andare oltre, di scoprire cosa ti aspetta, di esplorare il tuo orizzonte.
Rifletti su quell’istante in cui desideri voltare pagina e veder tramontare un brutto momento della tua vita. E poi pensa a un nuovo inizio, indaga le tue aspettative sul futuro e continua per la tua strada con fiducia e con una nuova speranza.
E che la Forza sia con te!

Cosa regalare e non regalare a un cliente o collega straniero

Mancano poche settimane a Natale e siamo già in fermento per la caccia al regalo. E non pensiamo solo a cosa regalare a parenti e amici, ma anche a colleghi o clienti, vero?

cosa regalareAllora vorrei soffermarmi su alcune buone norme internazionali che riguardano i regali. Magari stai pensando di non scrivere un semplice biglietto di auguri a un cliente o collega di un’altra nazionalità, vorresti regalargli qualcosa, ma hai una serie di dubbi. Del resto è già difficile scegliere un bel regalo per una persona cara, quindi come si fa a capire qual è il regalo più adatto a una persona di un’altra cultura?

Bisogna tenere presente le consuetudini perché il modo di offrire e ricevere un regalo, nonché l’oggetto stesso da regalare, cambia a seconda della cultura.

Per evitare di mettere a disagio l’interlocutore e fare regali inopportuni che possono creare imbarazzo a entrambe le parti, sarebbe meglio avere competenze di comunicazione interculturale così da avere una certa familiarità con le usanze di ciascuna cultura.

Vuoi spedire un regalo a un collega o cliente straniero che vive in un’altra parte del mondo? Ricorda queste norme di etichetta che possono davvero fare la differenza!
  • Un regalo costoso non è benaccetto nel rapporto d’affari con un inglese.
  • Non inserire mai il biglietto da visita nel regalo offerto a un francese. Scegli un regalo di qualità e confezionato con cura.
  • Un tedesco gradisce oggetti per l’ufficio. Devi evitare accessori o profumi, perché sono considerati troppo personali.
  • Regalare oggetti stravaganti mette a disagio uno spagnolo. Scegli un regalo ben confezionato.
  • Evita di fare doni troppo personali a un americano.
  • Il russo apprezza i regali locali. Gli uomini gradiscono molto gli alcolici, soprattutto se forti e caratteristici del Paese d’origine.
  • Non regalare mai alcolici a un arabo.
  • Il nero e il bianco sono considerati colori nefasti da un indiano. Evita di usarli per la confezione del regalo.
  • Non regalare un orologio a un cinese. L’orologio è un memento mori che evoca il trascorrere inesorabile della vita. Inoltre evita il colore bianco, anch’esso associato alla morte.
  • Il regalo è un elemento fondamentale nel rapporto d’affari con un giapponese. Vengono soprattutto apprezzati i regali caratteristici del Paese d’origine e di modesto valore economico.
E ora forza, corri a scegliere cosa regalare!

Lady Violet di Downton Abbey è la madrina dei freelance

E così Downton Abbey è giunto alla conclusione. Dopo sei stagioni diciamo addio alla celebre serie creata da Julian Fellowes. Io l’ho seguita sin dall’inizio e l’ho apprezzata nel complesso, malgrado ci siano stati alti e bassi… no, non mi riferisco alla dinamica upstairs e downstairs della serie, bensì a svolte più o meno brillanti nel corso delle sei stagioni.

Senza dubbio il successo di Downton Abbey si deve agli indimenticabili personaggi, alle loro storie che si sono intrecciate negli anni e che ci hanno fatto emozionare, gioire, infuriare e commuovere.

Il personaggio più amato? Lei e soltanto lei, la straordinaria Lady Violet Crawley, la Contessa Madre di Grantham, interpretata dalla leggendaria Dame Maggie Smith.

Lady Violet è ormai un personaggio iconico universalmente adorato dagli spettatori di tutto il mondo. Ci ha conquistato con la sua arguzia, le battute brillanti, l’orgoglio e l’ostinazione accompagnati da un’incrollabile lealtà alla famiglia. Ma è stato soprattutto il suo sarcasmo irresistibile a consacrarla come il personaggio più amato di Downton Abbey.

Esistono numerose raccolte dei momenti migliori di Lady Violet in Downton Abbey, in particolare citazioni, gif e omaggi video.
Così ho deciso di celebrare la mitica Lady Violet proponendola come madrina dei freelance. Ecco una serie di momenti che la vedono protagonista e riescono sempre a strappare una risata.

Lady Violet di Downton Abbey e il lavoro freelance:

1. Quando ti chiedono se lavorare da casa è un lavoro.

2. Quando il cliente si complimenta per l’eccellente lavoro che hai svolto.

3. Quando sei abituato alle email di lavoro ma ricevi una telefonata di lavoro.

4. Quando il cliente ti dice che il budget per il progetto è limitato.

5. Quando ti propongono di lavorare gratis per ottenere visibilità.

6. Quando qualcuno si permette di dubitare delle tue competenze.

7. Quando hai tanti lavori da consegnare la settimana successiva e ti augurano un buon fine settimana.

8. Quando il cliente ti paga alla consegna della fattura.

9. Quando non ne puoi più di lamentele e hai bisogno di una botta di motivazione.

10. Quando hai consegnato il lavoro e sei prontissimo a ricevere altri incarichi.