10 anni di lavoro come traduttrice

Il 2024 è un anno ricco di mutamenti sul piano personale e professionale.
In questo post mi limito a condividere la mia esperienza, lungi da me ampliare il discorso a tutte le questioni geopolitiche e ambientali che stiamo vivendo.
Il 2024 è l’anno in cui festeggio 10 anni di Partita Iva: 10 anni di lavoro come traduttrice freelance.

Ho aperto la Partita Iva come libera professionista nell’estate del 2014 e, nel corso di questi anni, il mio settore è cambiato molto soprattutto con l’evoluzione tecnologica che ha investito molte industrie, non soltanto la traduzione.

I progressi della tecnologia sono sotto gli occhi di tutti, ma è anche vero che accompagnano la nostra vita praticamente da sempre.

Del resto, l’ultima volta che ho tradotto con carta e penna, senza usare un computer e con il solo ausilio di dizionari cartacei risale ai tempi dell’università.

Il mondo del lavoro era ben diverso già quando ho cominciato: uso sistematico del pc, risorse, glossari e dizionari online, strumenti di traduzione assistita ovvero, nel mio caso, SDL Trados Studio, MemoQ, XTM Workbench e Memsource. Ancora oggi occorre sottolineare ai non addetti ai lavori che questi strumenti non sono traduttori automatici.

A tal proposito, impossibile sorvolare sul fatto che i progressi della traduzione automatica e l’avvento dell’IA hanno determinato un mutamento enorme nel mio settore, con relativo abbattimento dei costi, proliferazione di contenuti e violazione di copyright sistematica.

In occasione della Giornata Mondiale della Traduzione, quest’anno la FIT sottolinea che la traduzione è un’arte da proteggere. La parola chiave è proprio questa: arte.

La traduzione ha necessariamente a che fare con un approccio artigianale, non può prescindere dalla creatività umana. Chi sostiene il contrario e decide di rinunciare al professionista della parola per tradurre contenuti e pagare cifre irrisorie è qualcuno che si accontenta, che opta per l’approccio “purché si capisca”, con risultati raffazzonati che non tengono conto di sfumature e sensibilità culturale.

Chi ha a cuore la comunicazione sceglierà sempre un professionista umano o, perlomeno, l’intervento umano sul testo che garantisce la qualità.

Se ci fosse un errore, da un banale refuso a una grave incongruenza nel testo di partenza, il traduttore umano lo sottolineerebbe al cliente. Se ci fossero passaggi ambigui, il traduttore umano farebbe domande al cliente, chiederebbe chiarimenti.
Una soluzione automatizzata converte e basta.

Settori creativi come il marketing e il turismo hanno bisogno del traduttore umano per giochi di parole, rime, tono di voce e tanti altri aspetti. Non si tratta solo di correttezza e coerenza terminologica, ossia gli elementi più evidenti agli occhi dei clienti.

Assumeresti un farmaco dopo aver letto il foglietto illustrativo tradotto da una macchina e non da un traduttore specializzato nel settore medico?
Firmeresti un contratto le cui clausole sono state interamente tradotte in modo automatizzato e non da un traduttore esperto in ambito giuridico?
Affideresti i dati sensibili del bilancio finanziario della tua azienda all’intelligenza artificiale che li userà per autoaddestrare il suo motore?

Guardando indietro

Non lo nascondo. Le incognite del mio settore sono tante. Ma lo sono sempre state.

Se mi guardo indietro, in questi dieci anni di lavoro come traduttrice non sono mancati alti e bassi: enormi flussi di lavoro alternati a giorni miseri, stress prolungato con effetti sul benessere psicofisico, una pandemia, i pregiudizi sulla Partita Iva per ottenere un appartamento in affitto.

Ci sono stati ritardi nei pagamenti o clienti a cui ho rinunciato perché le tariffe e i ricavi erano troppo bassi per garantirmi uno stile di vita sostenibile. Ma ci sono anche clienti a cui sono molto legata per la collaborazione pluriennale e proficua oppure per i marchi prestigiosi per cui traduco.

Sono una professionista che non si ferma per una o due settimane di vacanza, dato che ciò corrisponderebbe a non fatturare e non guadagnare.

Però il mio lavoro mi dà anche la possibilità di prendermi cura dei miei familiari e del mio cane senza dover chiedere permessi speciali o ferie, i mezzi per sponsorizzare un evento culturale a me caro, il privilegio di partire per un weekend o per un paio di giorni durante la settimana per assistere a uno spettacolo teatrale o un concerto a centinaia di chilometri di distanza, riuscendo a conciliare i tempi di svago e di lavoro.

Non ho la tredicesima né la quattordicesima, ma ho il mio equilibrio. Ho realizzato un sogno personale che accarezzavo da tempo e che ha visto la pubblicazione proprio quest’anno, che non è uno degli anni più belli per quanto mi riguarda.

E guardando avanti?

Mi auguro di continuare a fare questo lavoro. Come ho scritto in passato, il traduttore vive nel futuro grazie ai contenuti a cui lavora nella vita quotidiana. Però fare una retrospettiva è più facile rispetto a proiettarsi nell’avvenire.

Perché il futuro è una nebulosa. Non per i traduttori, ma per tutti noi.
La cosa essenziale è non perdere di vista queste parole scritte sul blog qualche anno fa:

Conterai sempre sull’amore per il tuo lavoro, per la traduzione, una certezza incrollabile che ti prenderà per mano e ti accompagnerà a compiere il prossimo passo verso il futuro.

Si può tradurre un testo che contrasta con i propri valori?

Il traduttore professionista è un lavoratore autonomo che talvolta può misurarsi con testi dal contenuto scomodo.
Quando si traduce, occorre mettere da parte la propria personalità per essere al servizio del testo e usare il tono di voce, la terminologia e lo stile richiesti dalla committenza.

Però a volte si può lavorare a un progetto che contrasta con i propri valori.

Ad esempio, qualche mese fa ho tradotto un breve saggio di un artista che compie atti estremi e che divide l’opinione pubblica con la sua arte che sconfina con la politica. Spesso ricorre all’autolesionismo rivendicando il diritto alla libertà di espressione e denunciando gli abusi politici.

Prima di essere una traduttrice, sono una persona, quindi non nascondo che quel progetto di traduzione mi ha scosso. Posso non condividere le modalità, gli strumenti e le scelte dell’artista, però ne comprendo la visione, in particolare il suo rifiuto del conformismo e dell’ipocrisia di massa.
Ed è questo che mi ha convinto ad accettare il progetto e a tradurre il suo saggio in italiano.

Però in quell’occasione ho riflettuto sul limite che c’è tra il proprio lavoro e i propri valori. Talvolta questi ultimi sono l’esatto opposto del contenuto di un progetto di lavoro. In questi casi il rifiuto di un incarico è inevitabile.

Ad esempio, un traduttore vegetariano o vegano non accetterà di tradurre un disciplinare sul processo produttivo della carne bovina.

Come libera professionista, sono libera di accettare o rifiutare progetti di traduzione per vari motivi, i più comuni dei quali sono i seguenti. In genere rifiuto un incarico di traduzione se:

  • il settore non è di mia competenza
  • le lingue di lavoro sono diverse dalle mie combinazioni linguistiche
  • le tariffe o il budget del cliente sono al di sotto dei miei standard
  • la mia agenda è già piena di altri progetti e non sono disponibile
  • nutro diffidenza nei confronti di un potenziale cliente

Mi piace sottolineare che la parola lavori è l’anagramma della parola valori, quindi c’è una sorta di commistione tra le due cose, che a mio parere dovrebbero convivere il più possibile.

So che non accetterò mai di tradurre contenuti che promuovono la misoginia, il razzismo, la pornografia, il gioco d’azzardo, non solo perché tutto ciò contrasta con il mio sistema di valori, ma anche perché tradurre significa trascorrere delle ore su un testo che diventa parte del proprio bagaglio personale e per un altro motivo essenziale: la traduzione contribuisce alla diffusione di un messaggio, di valori e culture.

Tu lavoreresti a un progetto che contrasta con i tuoi valori?

Una traduttrice introversa

Sai che il 2 gennaio è la Giornata Mondiale degli Introversi?

Come traduttrice professionista e persona introversa, ho sempre ritenuto che la mia natura introspettiva fosse un aspetto rilevante della mia predilezione per la traduzione.

Sono portata per la riflessione, quindi soppeso con cura le parole quando traduco, mentre un interprete deve avere la prontezza di trovare la soluzione migliore in una manciata di secondi. La cura è un requisito imprescindibile sia per il traduttore che per l’interprete, però il primo ha il privilegio del tempo maggiore a sua disposizione.

Non è detto che il binomio traduttore introverso sia una regola, però nel mio caso è la realtà.

Preferisco stare dietro le quinte con il mio lavoro di traduttrice, a differenza dell’interprete che è sotto i riflettori.
Prediligo la mia scrivania a un lavoro d’ufficio circondata da altre persone, chiacchiericci, interruzioni e telefoni che squillano.

Le interruzioni non mancano anche quando si lavora da casa – così come gli imprevisti – però con la libera professione e la vita da freelance sono io al comando, sono io a dovermi motivare e agire sempre con autodisciplina.

Mi piace lavorare da sola e in autonomia, in un ambiente tranquillo. Macino parole al computer, interagisco con i clienti per lo più tramite email, talvolta al telefono o in videoriunione.

Naturalmente apprezzo il contatto umano perché, come diceva Aristotele, l’uomo è un animale sociale. E, quando ne ho la possibilità, vado a trovare i miei clienti.

Del resto, non disdegno situazioni aggreganti né la socialità, però ammetto di essere molto selettiva. Invece di circondarmi di persone con cui parlare del nulla, preferisco la compagnia di persone con cui avere conversazioni profonde. Mi piace la leggerezza, non la superficialità. La qualità, non la quantità.

Mi sento una persona più ricca dopo un’esperienza o una conversazione piacevole che mi lascia qualcosa.

Ammetto che alcuni aspetti della mia riservatezza si presentano come limiti sul piano personale e professionale, come parlare in pubblico e uscire dalla zona di comfort.

So bene che queste parole non corrispondono necessariamente al tuo modo di fare e di essere o possono persino suscitare la tua avversione. Ma è proprio questo il bello. La nostra diversità.

Queste mie preferenze rispecchiano la mia natura introversa. Bisogna però evitare di cadere nella trappola comune che consiste nel confondere introversione e timidezza.

In effetti, non sono timida. Se non avessi lo spirito d’iniziativa, non avrei mai scelto di lavorare in proprio come traduttrice freelance. Perché occorre rimboccarsi le maniche, ricercare, contattare, proporre e negoziare in questa professione, e non lasciare che le cose accadano crogiolandosi nell’attesa. Si tratta di agire, non di subire.

La perseveranza è per me imprescindibile, mentre non so cosa sia la procrastinazione.
L’intraprendenza può andare di pari passo con l’introversione. Come traduttrice introversa, non sono espansiva, però sono intraprendente.

Tu sei una persona introversa o estroversa? Senti di poter esprimere questo aspetto nel tuo lavoro?

Perché non dico chi sono i miei clienti

La riservatezza è un requisito imprescindibile del traduttore professionista.
Veniamo a conoscenza di dati sensibili, anteprime, segreti industriali, pratiche commerciali e informazioni confidenziali da trasferire in un’altra lingua e in un’altra cultura.

Spesso ciò implica la firma di veri e propri accordi di riservatezza e non divulgazione.
Ma anche in assenza di tali accordi, non è ammissibile sbandierare ai quattro venti i nomi dei propri clienti come principio generale, e a maggior ragione quando il lavoro che facciamo richiede un certo riserbo secondo la deontologia del settore.

Un’eccezione che fa rima con pubblicazione

Il caso dei traduttori letterari è diverso. Il loro nome viene pubblicato all’interno del libro, spesso anche in copertina. In tal caso, i riflettori sono puntati anche sul traduttore, il cui nome è di dominio pubblico. Quindi il committente della traduzione è palese e non resta un mistero.

Per chi traduce in ambito tecnico, scientifico o creativo, quindi in qualsiasi altro ambito che non sia quello editoriale, il discorso è diverso. Ed è il punto che mi preme sottolineare con questo post.

Per chi traduco?

Nella home del mio sito c’è la sezione “Dicono di me”, dove ho pubblicato i pareri di alcuni miei clienti sulla nostra collaborazione, ovviamente con il loro consenso.

Mi piacerebbe aggiungerne altri, però mi sento sempre un tantino in soggezione, come se la richiesta di un feedback da pubblicare recasse un disturbo ai miei clienti.
Sicuramente è un mio limite, ne prendo atto, e devo lavorarci su.

Però talvolta riscontro un atteggiamento opposto da parte di altri traduttori.
Sui siti web di molti traduttori è possibile trovare una sfilza di loghi alla voce “I miei clienti”. Mi auguro che i traduttori in questione abbiano il permesso di ciascun cliente per fare ciò.

Lungi da me pensare male, però stento a credere che un traduttore abbia ottenuto il consenso esplicito di un grande e famoso brand internazionale per la pubblicazione del logo sul suo sito.
Magari è così, tanto meglio! 🙂
Tuttavia, rimango un po’ scettica.

Del resto, un odontoiatra che cura pazienti di fascia alta direbbe a chicchessia i nomi dei suoi pazienti vip?

Per i nostri clienti, noi professionisti della lingua siamo fornitori come tutti gli altri.

Una panoramica dei miei clienti

Le agenzie di traduzione sono clienti molto importanti per me. Collaboro principalmente con agenzie francesi e inglesi, e mi trovo molto bene.

Tramite oppure oltre alle agenzie di traduzione, traduco per produttori di cosmetici, case di moda, uffici del turismo, make-up artist, agenzie di marketing, start-up del benessere, maison di orologeria, gruppi di soluzioni abitative, resort, società di sottotitolazione e localizzazione di audiovisivi, catene di campeggi e villaggi turistici, marche di abbigliamento, comprensori sciistici, gruppi del lusso.

Non posso rivelare nomi, cognomi o ragioni sociali, né intendo farlo.
Però ammetto che a volte la tentazione c’è, soprattutto quando mi capita di vedere in televisione lo spot italiano di una campagna pubblicitaria a cui ho lavorato, che presenta un mio cliente o un suo prodotto, e che mi riempie di orgoglio.
Sarebbe bello condividere la gloria con chi mi circonda. Invece mi limito a sorridere fra me e me.

D’altronde, Terenzio giustamente scriveva:

Homo sum, humani nihil a me alienum puto.

Uniti nella traduzione

Il tema della Giornata Mondiale della Traduzione 2021 è Uniti nella traduzione.

Dopo un anno e mezzo di pandemia, chiusure e distanziamento, parlare di unione e comunità diventa antidoto alla condizione di solitudine che ha riguardato tutti, chi più chi meno.

Oltre agli effetti fisici, non dobbiamo dimenticare che questi mesi difficili hanno ripercussioni anche sulla salute mentale.

Se lo stress e l’ansia sono incrementati a causa del carico di tensione e preoccupazione costante, il sovraccarico cognitivo ed emotivo ha comportato anche l’aumento dell’agitazione e dei disturbi del sonno negli adulti e nei bambini.

Ma cosa c’entra tutto questo con la traduzione e la sua giornata mondiale?

C’entra eccome. Grazie a un progetto a cui ho lavorato tra la fine della primavera e la prima parte dell’estate 2021.

Un progetto per ritrovare la calma

Questo progetto mi è stato proposto dall’International Business Manager di una startup francese che sta per lanciare i suoi prodotti sul mercato italiano.

Non posso entrare nel dettaglio per via della riservatezza che è parte della deontologia del mio lavoro di traduttrice.

Però mi piacerebbe trasmetterti il senso di unità e condivisione di questo progetto di gruppo: un team di quattro traduttori (una in particolare è stata una collaboratrice davvero preziosa), tecnici del suono in grado di fare magie e una voice actress che stimo da tempo, oltre allo staff della startup direttamente coinvolto in questo progetto.

Il prodotto in questione aiuta l’ascoltare a ritrovare la calma attraverso viaggi meditativi: non è un podcast né ASMR né un dispositivo connesso, dato che le onde elettromagnetiche e la luce blu sono il principale nemico del sonno e della tranquillità.

Tra le altre cose, mi sono occupata della traduzione degli script e dell’ascolto degli audio per verificare che tutto fosse coerente con i parametri stabiliti in partenza.

Tra email, telefonate e aggiornamenti dei file su Google Drive, per velocizzare il confronto e i feedback abbiamo creato un gruppo WhatsApp, il che ha rappresentato un’eccezione al mio modo di lavorare.

Infatti, preferisco non spostare le conversazioni di lavoro su questa applicazione, fuorché in casi eccezionali dove diventa oggettivamente necessario per ottenere riscontri immediati.

Non sono mancati imprevisti, tra cui le vacanze già programmate di alcuni membri del team da conciliare con i tempi stretti di consegna del lavoro. 🙂

Ecco un esempio di traduzione collaborativa, di progetto di cui condivido la visione, di prodotto che nel suo piccolo può migliorare la vita di qualcuno.

Del resto non salvo vite umane con il mio lavoro di traduttrice, ma cerco di lasciare un piccolo segno dietro le quinte per abbattere distanze linguistiche e culturali. Uniti nella traduzione.

Come richiedere una traduzione

Ognuno ha i suoi contatti di lavoro privilegiati, dal telefono all’email.
Ecco quali sono i miei e perché, così evitiamo perdite di tempo da entrambe le parti. 🙂

Un’informazione da mettere in chiaro come premessa importante: non fornisco il mio numero di cellulare a chiunque, infatti non lo trovi neppure sul mio sito web, perché per il mio lavoro i contatti privilegiati sono per iscritto.

Del resto si tratta di traduzione, quindi ho bisogno di prendere visione del testo da tradurre.

Certo, poi possiamo sentirci anche telefonicamente per confrontarci su aspetti specifici del progetto, oppure consultarci via skype, ma concordando sempre e comunque il giorno e l’ora della chiamata.

Per questo i clienti esistenti hanno il mio numero di telefono, mentre preferisco non comunicarlo a chiunque in modo indifferenziato.

Il lavoro di traduttrice richiede concentrazione. Se sto traducendo o revisionando un testo, non posso essere interrotta per rispondere continuamente al telefono o controllare le notifiche. Lo faccio quando lo decido io, cioè quando posso.

Le richieste da non fare

Mi è capitato di ricevere richieste sulla Pagina Facebook o su LinkedIn, talvolta anche via WhatsApp.
In tal caso sposto la conversazione sulle email, perché è questo il canale che prediligo nel mio lavoro di traduttrice freelance.

Se mi contatti per un progetto di traduzione, non puoi aspettarti un preventivo scrivendo due righe via social come “Mi serve una traduzione, potresti aiutarmi?”.

Mancano dettagli essenziali: quali sono le lingue coinvolte? Per quando ti serve la traduzione? A chi è destinata? E soprattutto… dov’è il testo?

Se non leggo il testo di partenza, non posso preventivare proprio niente. La lunghezza e il formato del file, il settore e le lingue di lavoro sono informazioni fondamentali per poter elaborare un preventivo.

Le richieste da fare

Se hai bisogno della traduzione in italiano di un testo inglese o francese che rientra nei miei settori di specializzazione, puoi contattarmi dalla sezione Contatti del mio sito web o all’indirizzo email info@raffaellalippolis.com.

Ti chiedo due cose molto semplici:
– Specifica i dettagli del progetto, come la combinazione linguistica, ed eventuali tempistiche di consegna
– Allega il testo da tradurre

In questo modo potrò elaborare un preventivo personalizzato.

Non c’è nulla di troppo complicato.

Si tratta semplicemente di fare richieste mirate per evitare di perdere tempo in prima persona e di farmi perdere tempo.

Tutto questo è un ottimo punto di partenza per avviare una collaborazione. 😉

Cosa tradurre per il tuo e-commerce

La crescita esponenziale dell’e-commerce è sotto gli occhi di tutti.

Quando è difficile ricevere i clienti nel proprio punto vendita ed è possibile aumentare il numero di potenziali acquirenti grazie all’e-commerce, il passo successivo sembra immediato: tradurre il sito e-commerce, almeno in inglese.

Le opportunità aumentano a dismisura perché una cosa è palese: le immagini non parlano da sole.

I tuoi prodotti hanno bisogno della migliore presentazione possibile che non si limita alla descrizione, bensì include tanti altri elementi di un sito web.

La scheda prodotto non basta

Non basta tradurre una scheda prodotto e poi caricarla sul tuo e-commerce per illustrare le sue caratteristiche.

Certo, l’utente adora spulciare le foto del prodotto nel dettaglio, ma l’aspetto visivo non è sufficiente per convincerlo ad acquistare.

La descrizione dettagliata, tra aspetti tecnici e contenuto persuasivo, deve indurlo ad aggiungere il prodotto nel carrello.

Pertanto un ottimo testo tradotto in modo impeccabile è già metà dell’opera.

Metà, appunto.

Occorre considerare altre pagine di un sito e-commerce che sarebbe meglio tradurre. E si può anche andare oltre, puntando alla traduzione delle email destinate alla clientela.

I termini e condizioni generali

Per garantire la massima trasparenza nei confronti degli utenti, è sempre meglio tradurre in inglese le seguenti pagine del sito e-commerce:

  • i termini di utilizzo del sito
  • l’informativa sulla privacy
  • le condizioni generali di vendita
Domande?

La sezione delle domande frequenti (o F.A.Q., ossia Frequently Asked Questions) è una delle più visitate di un sito web, non soltanto di un e-commerce.

Qui scioglierai tutti i dubbi in modo veloce per facilitare il processo di acquisto.

Le email di assistenza

Sembra scontato, ma per molti non lo è: le email devono essere tradotte, altrimenti la fiducia dell’acquirente viene meno.

Se il cliente che ha appena acquistato un prodotto dal tuo e-commerce non riceve una email di conferma nella sua lingua, aumenta il senso di incertezza.

Quali email tradurre?

Innanzitutto l’email di conferma dell’ordine, ma anche di ricevuta del pagamento e notifica della consegna.

La clientela ha bisogno di essere rassicurata in vari momenti del processo di acquisto, anche dopo la spedizione e la consegna dei prodotti.

Per anticipare richieste di resi o reclami, è opportuno tradurre modelli che verranno di volta in volta integrati e personalizzati con le informazioni necessarie per rispondere alle richieste della clientela.

Quindi le email di assistenza non possono essere trascurate.

La newsletter per sconti e nuovi lanci

Per promuovere uno sconto o svelare in anteprima il lancio di un nuovo prodotto, la newsletter è il canale privilegiato.

Si possono anche avviare campagne di email marketing ad hoc, tenendo conto di occasioni e ricorrenze tipiche di un Paese ma assenti in altre.

Per farlo, è consigliabile segmentare la lista di contatti.

Ad esempio, per il Capodanno cinese potresti inviare una newsletter agli iscritti cinesi della mailing list con sconti e promozioni personalizzati per l’occasione.

Le recensioni

I contenuti scritti da altri utenti sono ritenuti più affidabili della descrizione standard di un prodotto.

Pertanto le recensioni tradotte possono persuadere il potenziale acquirente, che tende a fidarsi di chi ha già acquistato e utilizzato il prodotto.

Tutto questo è troppo?

Probabilmente è quello che pensi. Ma prova a rovesciare la prospettiva: se non ti rivolgi a un traduttore professionista per tradurre questi contenuti, quante opportunità in meno avrebbe il tuo e-commerce? 😉

Un ponte verso i tuoi obiettivi oltre le distese conosciute

Stai attraversando una strada stretta tra i boschi.

Non c’è nessuno lì con te.

Sai bene in che direzione vuoi andare. Percorri l’unico itinerario possibile, non ci sono percorsi brevi o alternativi per raggiungere la tua meta.

Troverai un orizzonte di mille possibilità: tante altre strade che conducono in luoghi inesplorati, ricchi di opportunità e di persone da conoscere. Occasioni da cogliere soltanto raggiungendo questa destinazione, e non nei luoghi che conosci già che hanno limitato il tuo mondo fino a questo momento.

All’improvviso capisci che per raggiungere la meta dovrai affrontare un ostacolo che sembra insormontabile. Ti fermi ed esiti: davanti a te la strada è interrotta, ma in cuor tuo lo sapevi già.

Aspetta un secondo, osserva meglio. E quel ponticello?

Qualcuno lo sta costruendo per superare il corso d’acqua. Ti aiuterà ad attraversarlo, traghettandoti verso la sponda davanti a te.

Quella persona è lì per aiutarti. Senza di lei non potresti andare oltre e proseguire verso la strada che diventerà più ampia e si diramerà in altre vie da esplorare.

Quella persona conosce il corso d’acqua ed è là per facilitare il tuo percorso. Gli ultimi ritocchi e il piccolo ponte è pronto.

All’inizio esiti. Vorresti contare soltanto sulle tue forze, magari tornare sui tuoi passi. Rinunciare?

Senti un senso di vuoto soltanto all’idea di abbandonare l’impresa.

Anche se tornassi indietro, non saresti più la persona che eri prima di affrontare questo percorso. Ti ha cambiato.

Non ti accontenti più di un campo limitato, vuoi esplorare altri panorami. E potrai farlo soltanto con l’aiuto di quel costruttore di ponti.

Decidi di fidarti.

Pensavi fosse instabile, ma mentre lo attraversi ti rendi conto che il ponte è saldo e sicuro, non hai paura di cadere.

Quella persona sorride e ha fiducia in te.

Ti allontani sempre di più e alla fine eccoti, ce l’hai fatta. Hai attraversato il ponte e sei dall’altra parte.

I colori sembrano più vividi, c’è una luce che non avevi mai visto prima. Guarda quante strade lì davanti a te.

Proseguire è una sfida, certo, il rischio è sempre dietro l’angolo.

Ma grazie a quel ponte che non è crollato hai così tante opportunità fra cui scegliere.

Ora sì che comincia l’avventura.

Questa storia è una metafora

Una metafora che descrive l’impatto del lavoro del traduttore sul mondo.

Il mio lavoro di traduttrice freelance è proprio questo: costruire ponti linguistici per farti raggiungere orizzonti inesplorati. Nuove prospettive e opportunità ti attendono andando oltre lo scenario che ti è familiare, quello della tua lingua e della tua cultura.

Non sapevi dove ti avrebbe condotto questa storia. Prova a rileggerla con la consapevolezza della metafora.

Ho voluto omaggiare così la Giornata Mondiale della Traduzione. 🙂

La domanda a bruciapelo da non fare a un traduttore

Quanto costa una traduzione?

Una domanda a cui difficilmente troverai risposta sul sito web di un traduttore professionista, incluso il mio.

Un argomento tabù

Infatti il prezzo è un argomento su cui c’è poco confronto innanzitutto per motivi di competitività fra i colleghi traduttori, che sono al tempo stesso concorrenti soprattutto se si occupano delle stesse combinazioni linguistiche e sono specializzati negli stessi settori.

Così si parla raramente delle tariffe applicate.

Ma è anche vero che il prezzo di una traduzione non è fisso.

Le variabili

Le tariffe di un traduttore possono essere applicate in vari modi: a parola, a cartella, a progetto, a ora.

Tutto dipende dal testo da tradurre tenendo conto di fattori quali il formato, la lunghezza, lo scopo, i tempi di consegna, ecc.

Quindi il traduttore professionista presenterà un preventivo personalizzato che può essere ritenuto “più alto” soprattutto in virtù dell’esperienza e delle qualifiche del traduttore, il cui lavoro sarà di qualità superiore rispetto a quella di un neolaureato.

Il prezzo non è il punto di partenza

In tutta franchezza, è ovvio cercare informazioni sulle tariffe applicate da un traduttore come da qualsiasi altro professionista. Anche perché spesso si tratta del parametro principale che guida verso la scelta di un traduttore freelance piuttosto che un altro.

Tuttavia, dire di aver bisogno di una traduzione e chiedere semplicemente “Quanto costa?” è un passo falso. O meglio, una domanda fuori luogo che necessita di tante precisazioni per avere la risposta di cui si ha bisogno.

Per elaborare un preventivo, il traduttore deve innanzitutto prendere visione del testo da tradurre.

Se rientra nelle sue competenze e specializzazioni, terrà conto del tempo necessario per svolgere il lavoro e consegnarlo nei termini richiesti, ma anche dell’impegno che occorre per lavorare al progetto.

Un esempio classico: il testo è in PDF o in formato modificabile? Occorre del tempo extra per convertire il file o estrarre il testo?

Chiedere quanto costa non basta

Pertanto è meglio contattare il traduttore professionista contestualizzando la domanda “Quanto costa la traduzione?”. Illustra il progetto nel dettaglio e allega il testo da tradurre, specificando:

  • le combinazioni linguistiche
  • la data di consegna
  • il destinatario e lo scopo della traduzione
  • eventuali materiali di riferimento già utilizzati o approvati (come glossari e guide di stile)

Soltanto in questo modo sarà possibile presentare un preventivo su misura che poi, ovviamente, si può anche rifiutare.

Del resto un semplice “no grazie” è sempre meglio del silenzio che segue ad alcune richieste di questo tipo. 😉

Lunga vita al blog

Ho pubblicato il primo post del mio blog esattamente sei anni fa, poco dopo aver aperto la Partita Iva.

Su questo blog ci sono 150 articoli.

In sei anni è cambiata la frequenza di pubblicazione. All’inizio pubblicavo un articolo alla settimana, poi due al mese. Da due anni scrivo un articolo al mese.

Del resto il flusso di lavoro è diventato più intenso col passare del tempo, quindi ho dovuto aumentare l’intervallo tra un post e l’altro del mio blog per questioni organizzative.

Ma questo spazio resta fondamentale per la mia attività.

C’è chi comincia a fare blogging con entusiasmo, poi smarrisce motivazione e costanza e ci si ritrova con blog fermi da mesi o da anni senza neppure un ultimo post che comunica al lettore: “scusa, non ho più tempo di scrivere sul blog”.

Poi magari si infarcisce il profilo Instagram di didascalie chilometriche un giorno sì e l’altro pure.

Perché non dire chiaramente come stanno le cose?
Perché non dire che non c’è più interesse a curare il blog?

La scusa del “non ho tempo”

Spesso si dice di non avere tempo per scrivere sul blog, ma poi ci si perde in decine di Storie al giorno su Instagram.

Il motivo? Si dà la precedenza ai contenuti brevi ed estemporanei: poco investimento intellettivo, minori sforzi riflessivi.

Quando curi un blog e vuoi pubblicare un nuovo articolo, ti metti seduto con l’intenzione di scrivere la bozza del post, eliminando le distrazioni e senza cedere alle notifiche che interrompono il flusso di scrittura e fanno perdere la concentrazione.

Ovviamente ci vuole tempo. Tempo che oggi frammentiamo di continuo con uno stillicidio di interruzioni, soprattutto tecnologiche.

Il cervello si abitua a saltare da un’attività all’altra, a passare di continuo fra vari stimoli, tanto che persino vedere un film al cinema senza neppure lo schermo del cellulare di uno spettatore che si illumina all’improvviso è un lontano ricordo – e c’è chi osa fare altrettanto anche a teatro…

La soglia dell’attenzione è drasticamente ridotta.

Curare un blog richiede una serie di attività: la scrittura dell’articolo, la revisione, la scelta dell’immagine correlata, delle categorie e dei tag, i link interni ed esterni, la pubblicazione, la condivisione dell’articolo sui canali social e la newsletter.

Non è detto che debba fare tutto questo in un giorno: le attività possono essere spalmate in momenti diversi.

Sì, ma ci guadagni?

Non ho un guadagno diretto. Non sono pagata per scrivere sul mio blog e in passato ho rifiutato ambigue proposte di affiliazione.

Però il blog mi consente di fare inbound marketing, ossia di farmi leggere da persone potenzialmente interessate ai miei servizi, consolidando la mia autorevolezza nel settore.

E guarda caso, c’è chi mi sceglie come traduttrice anche per il mio blog, come mi hanno detto chiaro e tondo tre clienti.

Fare promesse e mantenerle è un bel modo per costruire un brand.
Seth Godin

Siamo sempre lì. La parola chiave è strategia, intesa più come metodo che come tattica.

Puoi decidere di avere o non avere un blog a seconda della strategia da adottare. Magari preferisci concentrarti sui video o sui podcast e hai tutto il diritto di farlo.

Si tratta di scelte. Ma che siano consapevoli, senza nascondersi dietro scuse traballanti o atti incoerenti.

“Quale sarà il tuo verso?”