Hai adattato la grafica del tuo materiale promozionale multilingue?

Se hai un’attività professionale che mira a intercettare i clienti all’estero, la traduzione del materiale promozionale è un passo fondamentale: cataloghi, brochure, sito aziendale, e-commerce e magari post sui social.

Ma dopo aver stabilito in quali lingue tradurre questi contenuti in base al mercato target, occorre aggiungere qualcos’altro per consolidare la strategia di marketing multilingue.

Si tratta della localizzazione, che comprende anche l’adattamento della grafica del materiale promozionale.

Molte aziende trascurano questa fase e, agli occhi del potenziale cliente straniero, non dimostrano di conoscere a fondo la cultura di riferimento.

Infatti le differenze culturali si riflettono anche nella grafica, ad esempio nella scelta e nella disposizione delle immagini, nonché nell’uso di colori e simboli.

Immagini

Nei Paesi occidentali, il senso di lettura va da sinistra verso destra. Ma in arabo si scrive e si legge da destra a sinistra, quindi la disposizione delle immagini dovrebbe tener conto di questa differenza quando si adatta un contenuto promozionale nella lingua araba.

Perciò non trascurare le differenze culturali nell’impaginazione!

Attenzione anche alle immagini che raffigurano le persone. Non scegliere modelli o immagini stock con uomini e donne occidentali, se stai adattando le immagini ai Paesi orientali.
Inoltre non offendere la sensibilità culturale di riferimento a causa della diversa percezione della nudità: una modella che espone alcune parti del corpo non è accettata da alcune culture del Medio Oriente.

Colori e simboli

Le differenze culturali si manifestano anche nell’uso dei colori. Ad esempio, il bianco è associato alla purezza e all’innocenza nei Paesi occidentali, mentre è il colore del lutto in Cina e in India.

Rifletti anche sulle emoticon e le faccine che ormai abbondano sui social network.
Il simbolo con il gesto del pollice in su associato al “mi piace” di Facebook può presentare alcuni problemi, perché non comunica sempre approvazione, condivisione e incoraggiamento come per gli europei e gli americani. Si tratta di un gesto volgare ed estremamente offensivo in alcune culture asiatiche e in Estremo Oriente.

Come puoi vedere, è indispensabile tener conto delle preferenze della cultura di riferimento quando si adatta non solo il testo ma anche la grafica del materiale promozionale multilingue.

Prima di stampare e pubblicare i tuoi contenuti, rifletti su questi elementi e avrai una marcia in più rispetto alla concorrenza. 😉

Il traduttore non è l’interprete! Un caso (ahimè) noto

Se c’è una cosa che non sopporto è la continua confusione tra due figure professionali distinte: l’interprete e il traduttore.

Del resto non pensiamo che un cardiologo e un neurologo siano la stessa cosa solo perché entrambi laureati in Medicina. È vero, c’è una base comune, ma si tratta di specialità differenti!
Allo stesso modo l’interprete e il traduttore sono accomunati dalle competenze linguistiche, però svolgono due professioni diverse.

Eppure questa distinzione è difficile da comprendere per i non addetti ai lavori.

Questo è un esempio recente.

Lunedì 6 giugno 2016 si è svolta la conferenza di presentazione del nuovo proprietario dell’Inter, il presidente Zhang Jindong.
Il discorso del presidente cinese è stato trasmesso in diretta streaming ed è ormai diventato celebre per un motivo in particolare. Più che la maggioranza delle quote dell’Inter ora di proprietà della Cina, a destare l’attenzione generale sono stati gli errori dell’interprete di simultanea culminati con la clamorosa gaffe: “Vogliamo riportare il Milan al top”.

All’orrore degli interisti, si aggiunge l’ilarità dei social network, che hanno evidenziato la gaffe e ironizzato sul destino dell’interprete che è stato subito sostituito.

Sono tante le cose che mi hanno infastidito di questa vicenda, non in quanto interista, ma in quanto traduttrice.

  • Innanzitutto la professionalità messa in discussione e il dubbio che nasce inevitabilmente: non sarebbe stato meglio proporre una simultanea in relais (cinese-inglese-italiano)?
  • Prima di una conferenza, l’interprete si prepara a dovere grazie anche ai materiali che il cliente gli fornisce e che vanno a integrare le competenze linguistiche, culturali e terminologiche del professionista.
  • Sorge il dubbio che la committenza abbia voluto risparmiare scegliendo un interprete non molto preparato invece di un professionista esperto, perché di certo non mancano i simultaneisti che lavorano con la combinazione linguistica cinese-italiano.
  • Il modo in cui i media hanno riportato la vicenda: quasi ovunque si parla della “gaffe del traduttore” nei titoli per poi affermare che “l’interprete diventa subito idolo”. E l’ignoranza e la mescolanza delle due figure vengono reiterate nei commenti sui social network.

Dopo un bel po’ di amarezza, chiudiamo con una nota: le scuse e l’ironia dell’interprete in questione.

#scusateilgaffo 🙂

La cosa principale che non deve mancare in vacanza

Quando parti in vacanza, c’è sicuramente una lista di cose che non devono mai mancare. Ma in questo post non mi riferisco agli oggetti che porti con te in valigia, come le creme solari o il costume da bagno, bensì a qualcosa che ti aspetti di trovare a destinazione.

Forse hai già capito cosa intendo. Oppure hai vagamente intuito dove voglio arrivare?

Nel momento in cui programmi una vacanza, pensi a cosa vorresti fare e vedere in viaggio: paesaggi insoliti, musica, intrattenimento, serate in spiaggia, mare e riposo. Però molte varianti dipendono dal luogo in cui hai scelto di trascorrere le ferie, perché magari visiti una città d’arte e non una località balneare, oppure ti dedichi al turismo rurale, o preferisci i luoghi desolati in montagna.

Quanto alla soluzione che hai scelto per il pernottamento, ci sono molti aspetti che dai per scontato: la pulizia, il silenzio, i servizi essenziali e un personale affabile sono le prerogative che abbiamo tutti, indipendentemente dal luogo dove soggiorniamo.

Ma oggi c’è un’altra cosa che ti aspetti di trovare in vacanza e che influenza le tue scelte: la connessione Wi-Fi.

Visiti il sito di un hotel, un bed and breakfast, un appartamento in affitto e il Wi-Fi è tra le prime cose che cerchi. Ovviamente ci sono casi in cui è impossibile avere una buona connessione internet, come in alta quota.

E anche se alcuni preferiscono disconnettersi completamente in vacanza per vivere i giorni di riposo lontano dalla tecnologia, molti hanno bisogno di controllare periodicamente la posta elettronica o non possono fare a meno dei social network.

Ormai il turista vuole condividere le foto della propria vacanza sui social, soprattutto Facebook e Instagram. Anche se le aziende chiudono per ferie, molti profili aziendali sui social media non vengono aggiornati e alcuni blog decidono di non pubblicare per alcune settimane, l’attività online in estate è decisamente intensa grazie agli utenti che pubblicano e condividono ogni dettaglio della propria vacanza.

E avere a disposizione la connessione Wi-Fi diventa un plus non indifferente.

Le strutture ricettive dovrebbero tenere conto di questo fattore ormai determinante nella scelta del turista. Se all’estero questa soluzione è più diffusa, in Italia stenta ancora a decollare.

Invece gli operatori turistici che vogliono distinguersi dalla massa, dovrebbero dotarsi al più presto di una connessione Wi-Fi da mettere a disposizione dei propri ospiti: potranno così fidelizzare il turista e ottenere un buon passaparola e recensioni positive, visto che il Wi-Fi influisce molto sul giudizio dei visitatori.

E ora confessa: anche tu cerchi il Wi-Fi in vacanza?

Cosa ci insegna Samantha Cristoforetti

Samantha Cristoforetti ha realizzato il sogno di tutti noi. E al suo ritorno sulla Terra dopo 200 giorni nello spazio, non si può fare a meno di pensare a questo viaggio astrale condiviso con lei.

Da bambina volevo fare l’astronauta. Questo accadeva ancor prima di sapere cosa fosse la vocazione lavorativa, quando avevo circa cinque anni e non avevo ancora imparato a leggere e a scrivere, ma gli adulti facevano la solita domanda: “Cosa vuoi fare da grande?”.
Certo, in quel periodo si susseguivano risposte piuttosto diverse, ma l’astronauta era una possibilità che mi affascinava molto.

Sono sicura che quasi tutti abbiamo avuto questo desiderio. E anche se poi abbiamo cambiato idea, lo spazio lassù è sempre rimasto qualcosa di ammaliante.

Samantha Cristoforetti torna sulla Terra dopo aver trascorso 199 giorni e 18 ore nello spazio, battendo una serie di record dal 23 novembre 2014 all’11 giugno 2015.

Grazie alle sue doti di comunicazione sui social network, ci è sembrato di accompagnarla in questa lunga avventura. Samantha ha condiviso con noi il suo lavoro quotidiano a bordo dell’ISS e ci ha permesso di contemplare insieme a lei gli straordinari scorci della Terra vista dallo spazio.

Con i suoi tweet come @AstroSamantha durante la sua spedizione abbiamo imparato tanto da lei.
Perché Samantha Cristoforetti ci insegna a guardare il mondo da un’altra prospettiva.

Senza dubbio ha affrontato difficoltà importanti e duri allenamenti, ma ci ha mostrato che il duro lavoro alla fine premia e ti consente di realizzare i tuoi sogni. E ha fatto tutto questo mostrando sempre il suo sorriso, con ironia ed entusiasmo.
Anche quando il rientro di Samantha e dei suoi compagni di viaggio è stato posticipato di un mese, ha accolto con favore questo imprevisto.

E come lei ci ha mostrato nelle sue foto spaziali, non dobbiamo dimenticare quella meraviglia che ci permette di guardare il mondo con nuovi occhi.

Foto scattata da Samantha Cristoforetti

Foto scattata da Samantha Cristoforetti

Samantha è un’italiana esemplare, e non perché ha assaggiato il primo caffè espresso nella storia dello spazio con un esperimento per lo studio della dinamica dei fluidi. Samantha Cristoforetti ci rende fieri con le sue conoscenze tecniche, gli studi e l’esperienza, le notevoli competenze linguistiche e il suo modo di essere.

Impegno, condivisione, entusiasmo e quel senso di stupore che allaccia la nostra vita adulta al bambino con il naso all’insù che fa parte del passato: ecco Samantha, che voleva fare l’astronauta. E che ci ha insegnato che mirare alle stelle è possibile.

La localizzazione sui social media

La localizzazione è un’attività che non riguarda solo testi, prodotti e siti web, ma anche i social media. Perché per una strategia di marketing di successo spesso la traduzione non basta.

I social media sono ormai necessari per potenziare la comunicazione online di un’azienda, un’attività professionale o una struttura ricettiva. E sono utili anche a intercettare potenziali clienti all’estero grazie a specifiche strategie di web marketing sui social.

La pratica più diffusa consiste nella semplice traduzione di tweet su Twitter e di aggiornamenti di stato su Facebook. Ma questo a volte non è sufficiente.

Invece della traduzione occorre servirsi della localizzazione.
Per ottenere risultati concreti con gli utenti stranieri, una strategia di social media marketing deve tenere presente non solo i fattori linguistici (lingua, terminologia, stile dell’utente) ma anche:

  • Il contenuto da adattare al Paese o cultura di riferimento
  • I canali social da utilizzare

Innanzitutto il contenuto deve essere adattato alla cultura di riferimento.
Per esempio, se un’azienda cosmetica o di abbigliamento intende intercettare utenti dell’Estremo Oriente sui social perché mira a esportare i suoi prodotti in quei Paesi, è sconsigliato pubblicare immagini di donne nude o in bikini sui profili social aziendali, perché queste immagini potrebbero urtare la sensibilità degli utenti asiatici e scoraggiarli all’acquisto.

Pertanto la localizzazione sui social media riguarda anche il contenuto da pubblicare o condividere, che deve essere adattato a un Paese specifico, a un’area geografica o a un determinato gruppo culturale, a seconda degli obiettivi di marketing e vendita.

Bisogna anche ricordare che nel mondo i canali social più popolari non sono necessariamente quelli che noi utilizziamo più spesso.
In Cina è impossibile accedere a Facebook, come ho potuto sperimentare l’anno scorso, perché Facebook è bloccato dai firewall del governo. Quindi è inutile adottare una strategia di social media marketing mirata ad attirare gli utenti cinesi su questo canale. Sarebbe invece preferibile utilizzare altri social network, come Qzone, che in Cina conta 388 milioni di utenti registrati.

Grazie alla localizzazione sui social media, puoi incrementare le tue possibilità di successo tenendo conto non solo di fattori linguistici, ma anche delle abitudini degli utenti stranieri sui social network.

Boyhood, una riflessione

L’altra notte ho visto i Golden Globe e sono lieta che Boyhood abbia vinto tre premi importanti e meritati (Miglior Film Drammatico, Miglior Regista e Migliore Attrice Non Protagonista), visto che è uno dei film del 2014 che più ho amato.

Il film suscita interesse già prima di vederlo. Boyhood è la storia di Mason, che vediamo crescere letteralmente nelle quasi tre ore di durata perché il film copre un lasso di tempo di 12 anni ed è stato girato nel corso di 12 anni.
Al di là di queste caratteristiche che lo rendono unico nel suo genere, Boyhood è un bellissimo film, un autentico spaccato di vita.

Ricordo che quando l’ho visto sono rimasta a dir poco colpita da un’affermazione di Mason, ormai adolescente, sulla realtà che ci circonda:

È come quando si resero conto che sarebbe stato troppo costoso creare un mondo di cyborg e di robot perché i costi erano impossibili. E così hanno lasciato che gli umani si trasformassero in robot. È questo che sta succedendo adesso. Ci sono miliardi di noi che se ne vanno in giro a non fare un accidente di niente. Noi non costiamo, anzi, siamo abbastanza bravi ad auto-mantenerci e a riprodurci in continuazione. E all’occorrenza siamo già biologicamente programmati per un piccolo upgrade a cyborg. Sul serio, ho letto questa cosa l’altro giorno su come quando senti l’avviso che ti è arrivata una mail e ti viene una scarica di dopamina lungo tutto il corpo. È come se venissimo premiati chimicamente per esserci fatti fare il lavaggio del cervello. È gravissimo questo. Siamo fregati.
(Boyhood)

Che te ne pare?

Per quanto mi riguarda, ho visto tanta verità in queste parole. Pensa alle decine di notifiche che ti arrivano ogni giorno: non solo sui social network come Facebook e Twitter, ma anche applicazioni come WhatsApp. E mentre passi il tempo a leggere e rispondere, la vita ti scorre davanti senza che te ne accorgi.

Per non parlare delle email, proprio come dice Mason in Boyhood. Quando l’email è il mezzo principale che usi per lavoro e i tempi di risposta sono importantissimi – come nel mio caso – tendi a controllare la casella di posta in continuazione.

Arriva una nuova mail? Magari è una richiesta importante, un nuovo progetto, una proposta da non perdere. E invece si tratta della solita newsletter che poi non apri neppure.

Anche tu hai questa esigenza di controllare compulsivamente le email? Cosa suggerisci per limitare questa pratica?

Gli errori più comuni delle piccole aziende sui social network

La presenza di un’azienda sui social network apporta molti benefici: visibilità online, contatto diretto con i clienti, coinvolgimento e fidelizzazione degli utenti, vantaggi SEO.

Ma le piccole aziende spesso commettono errori più o meno gravi in assenza di un social media manager professionista, che gestisce i social network aziendali. Ecco gli errori più comuni commessi dalle piccole aziende.

Il profilo Facebook invece della pagina

Molte aziende o attività professionali decidono di promuoversi su Facebook e aprono un profilo personale invece della fanpage.
Si tratta innanzitutto di una violazione del regolamento di Facebook, ma è anche una pratica deleteria e poco professionale. Il profilo è appunto personale, per uso individuale e non commerciale, mentre la Pagina Facebook è una vetrina promozionale in cui si contano i followers, le “persone a cui piace”, non gli amici.

La Pagina Facebook consente di connettersi con altre aziende, brand e organizzazioni e dispone di uno strumento molto utile: gli insights, ossia le statistiche da monitorare per misurare il coinvolgimento degli utenti.

Nessun sito web, solo la fanpage

Il sito web di un’azienda è indispensabile. È il vero e proprio biglietto da visita virtuale, la piattaforma principale visitata dagli utenti per ottenere informazioni sull’azienda, conoscere la sua storia e lo staff, prendere visione dei suoi prodotti o servizi e scegliere la modalità di contatto.

La Pagina Facebook consente di interagire attivamente soltanto con gli iscritti, mentre un sito web è ben indicizzato dai motori di ricerca e ha un pubblico di riferimento più ampio.
Se un’azienda ha una fanpage ma nessun sito web, l’utente ha l’impressione che l’azienda abbia un approccio poco professionale.

Identica strategia comunicativa sui vari canali

Dato che la promozione di un’azienda sui social network è ormai imprescindibile, la tendenza più diffusa è sfruttare una varietà di canali: Facebook, Twitter, Linkedin, Google+, Instagram e Pinterest sono i più utilizzati, ma ce ne sono molti altri.

Tuttavia l’azienda non diversifica i contenuti sui vari canali, ma inserisce gli stessi post, foto, aggiornamenti di stato e condivisioni, utilizzando la stessa strategia comunicativa senza sfruttare le peculiarità di ogni profilo.

Ignorare Google+

Probabilmente Google+ è la piattaforma social che piace di meno. Giudicata troppo complessa e a volte incomprensibile, molti utenti lamentano di non comprenderne l’utilità.
Ed è un male, dato che Google+ è in forte espansione e assumerà un ruolo sempre più importante tra i social media.

Una presenza attiva su Google+ è fondamentale per la geolocalizzazione dell’azienda, permette di creare una community e di ottenere un buon posizionamento sul motore di ricerca. Quindi è una strategia SEO da tenere presente e da non trascurare.


Se non è possibile affidare la gestione dei canali social dell’azienda a una risorsa interna con le competenze necessarie, la cosa migliore da fare è affidarsi a una consulenza esterna.
Il Web Marketing non è un gioco e forse l’azienda non ha neppure il tempo di gestire la propria presenza sui social media. Infatti una tendenza piuttosto comune è aprire diversi canali sociali che poi vengono abbandonati e non aggiornati con costanza, facendo fuggire l’utente e il potenziale cliente verso piattaforme più attive.

Per ottenere risultati concreti, è preferibile affidarsi a un professionista, invece di commettere errori grossolani che possono danneggiare l’immagine aziendale.

A proposito: hai riscontrato altri errori da parte delle aziende? Quali sono le altre pratiche errate sui social network?