Software di fatturazione per traduttori: quale scegliere?

Essendo un traduttore freelance, ti scontrerai spesso con il problema della fatturazione. Costretto a scrivere più e più volte le tue fatture al pc e modificarle manualmente, ad un certo punto ti ritroverai a perdere tempo e pazienza. Ma c’è una soluzione: i software di fatturazione! Leggi questo articolo per scoprirne di più.

Perché utilizzare un software di fatturazione?

Un software di fatturazione è di particolare aiuto sia per chi per legge è obbligato ad emettere fatture elettroniche, sia per chi utilizza ancora le fatture tradizionali (i traduttori che rientrano in un regime agevolato o residenti all’estero), per i seguenti motivi:

  1. Ti permette di risparmiare tempo nella stesura di una fattura, perché salva automaticamente i tuoi dati e quelli del cliente e procede anche con la numerazione automatica delle fatture;
  2. Ti garantisce una gamma di modelli con i quali puoi personalizzare le fatture in base alle occasioni;
  3. Vieni notificato quando il tuo cliente apre la tua fattura. In questo modo puoi tenere sotto controllo eventuali pagamenti che arrivano in ritardo ed inviare un eventuale sollecito al cliente;
  4. Garantisce sicurezza e protezione dei tuoi dati e di quelli della tua clientela;
  5. Nel caso di un software di fatturazione in cloud, ti permette di accedere alle fatture sia dal pc che dal cellulare o dal tablet;
  6. Ti permette di avere una panoramica della tua attività settimanale, mensile e annuale;
  7. Ti permette di organizzare le fatture senza dover investire troppo tempo;
  8. Fornisce svariate opzioni di pagamento a seconda delle preferenze tue e del tuo cliente;
  9. Puoi creare delle fatture in diversi formati compatibili con stampanti e smartphone.
In base a quali criteri devi scegliere un software di fatturazione?

Naturalmente ogni libero professionista decide di utilizzare un determinato servizio a seconda delle proprie esigenze personali. Tuttavia, esistono dei criteri sulla base dei quali si può orientare la propria scelta. Proponiamo qui di seguito un breve elenco che può essere di particolare aiuto:

  1. Non scegliere unicamente in base al prezzo perché non sempre il risparmio è un guadagno nel lungo termine;
  2. Scegli il software in base alla facilità d’uso e alle funzionalità offerte;
  3. Possibilità di accedere al servizio e testarlo gratuitamente. I software per la fatturazione non sono sempre gratuiti ma è fondamentale che forniscano almeno una demo gratuita. In questo modo puoi familiarizzare con il prodotto e scoprire se fa al caso tuo;
  4. Assistenza clienti nel caso di problemi con il servizio o se si hanno domande generiche;
  5. Design semplice e intuitivo.
5 software di fatturazione per traduttori e altri liberi professionisti
  1. Invoice Simple: questo software è completamente in cloud. È accessibile non solo da PC ma anche su smartphone tramite una app su Google Play o App Store. Le prime tre fatture sono gratuite. Un altro vantaggio di Invoice Simple è la possibilità di creare fatture in altre lingue, particolarmente utile se ci si rapporta con clienti stranieri.
  2. Invoice X: Si tratta di un software per la fatturazione e per la gestione magazzino. Ne esistono 4 versioni: la versione base permette di gestire fino a un massimo di 100 documenti l’anno, mentre le versioni Professional, Plus ed Enterprise forniscono più funzionalità in base alle esigenze.
  3. Fattureincloud: offre un sistema di fatturazione pensato per le esigenze dei liberi professionisti. Oltre a permetterti di creare fatture e fatture pro-forma, ti consente di verificare il tuo andamento e funziona anch’esso in cloud. Questo software farà parte della tua quotidianità e sicuramente ti semplificherà la vita!
  4. Aruba: è un’opzione valida per chi ha partita IVA perché molto intuitivo e funzionale. Inoltre, ha un ottimo rapporto qualità/prezzo e per questo motivo è l’ideale per i liberi professionisti ed in particolar modo i traduttori.
  5. Fattura24: nata come app per smartphone, oggi ha ben 4 versioni. Per i traduttori si adattano in modo particolare le versioni standard (gratuita, supporta fino a 15 documenti l’anno, ideale per chi non ha ancora molti clienti) e professional (costa 5 € al mese), mentre le altre due versioni sono per lo più per aziende.

In conclusione, per scegliere un software di fatturazione è necessario valutare una serie di criteri e valutare pro e contro a seconda delle proprie necessità.


L’autrice di questo guest post è:

Flavia Rocco
Nata a Napoli, attualmente vive a Düsseldorf dove completa gli studi e lavora part-time come traduttrice, principalmente dal tedesco all’italiano. Fra i suoi interessi ci sono le lingue straniere, la scrittura, la tecnologia e l’ambiente. Attirano la sua attenzione i piccoli dettagli.

Formazione sì, ma con buonsenso

Parlare di formazione in estate non è fuori luogo. È proprio questo il periodo in cui fioccano nuovi eventi di formazione, convegni, corsi e seminari a cui iscriversi (rigorosamente con prezzi early bird!) e che inevitabilmente si concentreranno tutti a settembre e ottobre.

Il periodo dell’anno in cui si torna sui banchi di scuola è uno dei più ricchi di corsi in presenza oppure online perché sfrutta quel meccanismo di ripresa dell’attività accademica radicato nella nostra mente.

E quando un professionista cura la propria formazione, sa bene che estate è anche sinonimo di nuovi eventi formativi a cui iscriversi da frequentare in autunno.

Peccato che si affollano tutti negli stessi giorni.

Ma sorge una domanda: sono davvero necessari?

La formazione continua è utile

Da anni esistono webinar, corsi online, videocorsi, giornate di networking e convegni in qualsiasi ambito. Sembra che chiunque sia in grado di fare formazione e di presentare formule e soluzioni vincenti per tutti.

La formazione continua è importante, purché sia di qualità.
Soprattutto quando si lavora come libero professionista, l’aggiornamento continuo è utile a migliorare con costanza le proprie competenze.

Certo, anche a raggiungere i crediti necessari per restare in un’associazione di categoria. Ma questo non dovrebbe essere il motivo principale. E neppure la lunga lista di corsi da presentare sul proprio profilo LinkedIn o da inserire nel curriculum per dimostrare a tutti “ehi, io mi aggiorno!”.

Non si finisce mai di imparare

La lezione sempre valida è che non si finisce mai di imparare anche quando si lavora. Anzi, soprattutto quando si lavora, perché la pratica è una delle migliori maestre di vita.

Però la sete di apprendimento dovrebbe essere una scintilla da alimentare con autenticità. Il vero motore della formazione è la curiosità di imparare qualcosa di nuovo.

Modificare l’approccio

Il mio discorso è valido sia per i freelance sia per gli imprenditori. I convegni e i corsi aziendali a cui partecipi o che organizzi sono davvero utili?

Temo che la tendenza sia un’altra: curare l’immagine, l’apparenza, la superficie e meno la sostanza e la profondità della formazione offerta.

Ti presento i casi diffusi che sicuramente hai notato anche tu indipendentemente dal settore:

Gli hashtag inevitabili
Mi raccomando, dobbiamo essere social! Quindi ecco l’hashtag apposito dell’evento, condividiamolo in massa per arrivare in tendenza. Facciamoci sentire, si deve parlare di noi!

Il live tweeting incessante
Se twitti qualsiasi frase di ogni intervento senza mai staccare gli occhi dallo schermo dello smartphone, riesci ad assimilare ciò che stai ascoltando? Vuoi fare una diretta per i social così aumenti la tua visibilità oppure sei davvero interessato ai contenuti?

Le foto immancabili
Mai trascurare le foto! Dobbiamo far vedere quanto siamo cool, che ci divertiamo, che facciamo amicizia. Quindi via libera alle foto di gruppo durante il pranzo e la pausa caffè, ai selfie mentre uno speaker parla, immediatamente pubblicate online. Ma che stava dicendo il relatore?

A scanso di equivoci: le relazioni e il networking sono importanti, ma non dovrebbero essere l’unico elemento che gira intorno alla giornata di formazione.

Sei lì per imparare qualcosa.

Non sei lì per prendere appunti sull’immancabile quaderno con il logo dell’evento che poi non rileggerai mai.
Non sei lì per la goodie bag e i graziosi gadget degli sponsor.

Insomma, metti in pratica ciò che hai imparato?

Ti porti a casa i contatti, i sorrisi, gli abbracci, le persone che hai conosciuto. Ma anche i contenuti.

Scommetto che ti senti ispirato e motivato a lavorare meglio. Ma dopo l’iniziale botta di motivazione non fai nulla e tutto si esaurisce un paio di giorni dopo l’evento, quando torni alla routine senza mai iniziare a mettere in pratica ciò che hai imparato. Le strategie, gli strumenti e le risorse utili da applicare rimangono pura teoria.

Allora impariamo una cosa importante: la formazione è stupenda, purché sia ponderata (perché hai scelto quel corso?) e utile davvero.

Quando non hai bisogno di un traduttore professionista

Può sembrare un paradosso, invece hai letto proprio bene. Vorrei aiutarti a capire quando non hai bisogno di un traduttore professionista.

Sì, sono una traduttrice professionista. No, il mio post non è un controsenso. È un modo per facilitarti le cose e non farti perdere tempo.

Due casi in cui non ti serve un traduttore professionista

1. Devi partecipare a un convegno, una fiera o una trattativa commerciale e hai bisogno di qualcuno che ti affianchi perché non hai le competenze linguistiche adeguate per interagire con chi non parla la tua lingua. Non ti senti sicuro del tuo inglese e hai paura di non capire e di non farti capire dall’interlocutore straniero.

Ebbene, non ti serve un traduttore. Ti serve un interprete.

Esiste una differenza sostanziale tra il traduttore e l’interpreta professionista che si riassume in un concetto molto semplice: il primo scrive, il secondo parla.

Quelli che senti nelle trasmissioni televisive non sono traduttori, bensì interpreti, anche se molti li chiamano impropriamente traduttori.

Quindi rifletti sul servizio di cui hai bisogno e contatta il fornitore più adeguato. 😉

2. Hai bisogno della traduzione di un catalogo prodotti, di un video, dei contenuti del tuo sito web, di un documento. Però non vuoi spendere troppo.

Il traduttore è un professionista e come tale va retribuito. Dato che si tratta di lavoro, non puoi aspettarti di pagare una cifra irrisoria e considerare ogni preventivo come troppo elevato.

La traduzione non è gratis, né su base volontaria. Perlomeno non il servizio offerto da un professionista. E se fai sul serio con la tua attività, è di un professionista che hai bisogno, non del conoscente che ha fatto una vacanza in Inghilterra e che traduce per hobby.

Probabilmente sei tu a non avere un budget adeguato. Se invece per te con la qualità non si scherza, ti consiglio di rivolgerti a un traduttore professionista perché il ritorno sull’investimento è innegabile: il profitto che ricavi dal servizio di traduzione è maggiore della spesa sostenuta.

Altrimenti gioca pure al ribasso. Però poi non lamentarti se il cliente straniero del tuo ristorante ride quando legge il menù, se nessun turista straniero sceglie la tua struttura ricettiva perché hai tradotto il sito con Google Translate oppure se all’estero nessuno acquista i tuoi prodotti.

Ti riconosci in una di queste due situazioni?

Perché non riesci a imparare l’inglese

Mettiamo subito le cose in chiaro: l’apprendimento di una lingua straniera dura tutta la vita. Non esistono corsi miracolosi per imparare l’inglese in 30 giorni o 100 ore, ricette magiche, formule e soluzioni wow che facilitano una sorta di trasfusione del sapere.

Direi che è ora di svegliarsi e di smettere di credere alle favolette.

Certo, ci sono alcuni princìpi che rendono l’insegnamento di una lingua più efficace. Ad esempio, è meglio avere un insegnante madrelingua per familiarizzare con la varietà di accenti: inglese britannico o americano, ma anche irlandese o scozzese, giusto per citarne alcuni. Ascoltare un madrelingua è sempre un ottimo punto di partenza.

Ma veniamo alle domande che ti tormentano. Perché sembri negato per le lingue? Perché non riesci a imparare l’inglese nonostante le lezioni a scuola, le ripetizioni private, i corsi in azienda, le due settimane di vacanza o di lavoro all’estero?

Ognuno di noi ha un particolare vissuto, un bagaglio di esperienze e di predisposizioni che influenzano le competenze linguistiche. Però oserei dire che ci sono tre cause principali alla base della tua lacuna.

1. Pensi alla grammatica

Per carità, la grammatica è fondamentale. Però prova a dimenticare l’italiano, evitando confronti tra la grammatica inglese e quella italiana.
Se ti concentri soltanto su regole, eccezioni, esercizi di completamento, tempi verbali, ordine degli aggettivi eccetera eccetera, riduci le energie per tutto il resto che è altrettanto importante.

Ti faccio un esempio.

Come la mettiamo con i verbi frasali e le espressioni idiomatiche? Sono talmente frequenti in inglese che possono gettare nel panico chi si limita alle classiche regolette che si imparano a scuola. Ma la lingua viva, quella parlata, ascoltata, scritta e letta, è infarcita di espressioni che impari soltanto scontrandoti con ognuna di loro.

L’inglese non si impara traducendo una decina di frasi, studiando le immagini con le preposizioni, completando le frasi con un elenco di parole da cui scegliere. L’inglese non è in un workbook. O meglio, non solo.

2. Eviti di parlare la lingua

Questo è il motivo principale per cui è difficile imparare l’inglese: l’interazione orale è ridotta al minimo a scuola. Invece la parte parlata dovrebbe essere la più importante per una totale immersione nella lingua straniera.

L’atteggiamento ideale ma difficile da mettere in pratica per parlare in inglese è uno soltanto: non avere paura di sbagliare.

In virtù della cultura scolastica, tendi ad avere pura dell’errore. L’errore è punito a scuola, penalizzato nella vita, giudicato dagli altri.

In realtà, l’errore è il più grande maestro: sbagli un verbo, un sostantivo, il significato di una frase? Grazie all’errore impari la forma corretta. Ricordando la circostanza in cui è avvenuto l’errore, che può essere indelebile, memorizzerai anche l’espressione giusta che avresti dovuto utilizzare e che è stata corretta.

Sembra un approccio spietato, ma è così.

Quando hai imparato a camminare, i tuoi passi erano incerti: cadevi, ti sbucciavi le ginocchia, ma poi ti rialzavi. E hai acquisito una sicurezza sempre maggiore.

Allora cogli ogni occasione per parlare in inglese!

3. La classica scusa: non ho tempo

Non hai tempo di frequentare un corso. Tra il lavoro, gli impegni familiari o altri corsi di formazione, non sai come inserire le lezioni di inglese. Una volta alla settimana è troppo poco, tre volte in sette giorni è praticamente impossibile.

Però hai tempo di scrollare il feed di Instagram o Facebook, di giocare al cellulare, di guardare una serie tv su Netflix, giusto?

Ebbene, devi creare il tempo necessario. Riduci i tempi morti con lo smartphone e prova a creare una routine: leggi articoli in inglese, spazia tra gli argomenti, guarda video con o senza sottotitoli, ascolta podcast, guarda film e serie tv in lingua originale.

E quando viaggi all’estero, non vergognarti, non sentirti in imbarazzo, non bloccarti all’orale. Il maggiore ostacolo nell’apprendimento della lingua straniera è il blocco psicologico.

La parola chiave? Costanza.

5 consigli sulla traduzione per chi gestisce una struttura ricettiva

Il turismo è uno dei settori di punta per l’Italia: l’affluenza riguarda città d’arte, borghi, siti Patrimonio dell’Unesco, località di mare e di montagna e tanto altro. Dato che le presenze dei turisti stranieri sono in costante crescita in tutta la penisola, i titolari di alberghi, villaggi turistici, bed and breakfast, campeggi, case vacanze, resort, comprensori sciistici e centri benessere farebbero meglio a essere preparati ad accoglierli al meglio.

Quali sono gli elementi e le informazioni fondamentali da fornire alla clientela straniera?

Uno staff poliglotta alla reception e al ristorante, il sito internet della struttura ricettiva, il menù del ristorante, il regolamento interno, i termini e le condizioni di prenotazione tradotti almeno in inglese.

1. Non solo l’inglese

L’inglese è la lingua imprescindibile in cui tradurre i contenuti di una struttura ricettiva. Ma sarebbe meglio fornire una traduzione in almeno tre lingue. Quali scegliere oltre all’inglese?

Ti lascio due suggerimenti per distinguerti dalla concorrenza:

  • Da quali Paesi provengono i tuoi clienti stranieri? Se la tua struttura è al confine con la Francia, probabilmente l’affluenza dei turisti francesi è notevole. Oppure arrivano soprattutto dalla Germania? In tali casi, il francese e il tedesco sono un’ottima opzione.
  • Punta sulle lingue orientali, dato che i turisti russi e cinesi aumentano sempre più in Italia, soprattutto nel segmento del lusso.
2. Email prima, durante e dopo la prenotazione

La corrispondenza con il potenziale cliente straniero è determinante: da potenziale potrebbe diventare un cliente effettivo e magari tornare più volte nella tua struttura. Pertanto la comunicazione multilingue deve essere curata al meglio, affidando la traduzione delle email a un professionista:

  • messaggi automatici (ma personalizzati il più possibile) al momento della richiesta di informazioni e della prenotazione
  • promemoria qualche giorno prima del check-in nella struttura ricettiva
  • richiesta di recensioni online e feedback dopo il soggiorno
  • auguri di compleanno/Natale/Anno Nuovo/Pasqua al cliente
3. Cura meglio la newsletter

Puoi inviare la tua newsletter tradotta a chi si è iscritto per ricevere tutte le novità sulla struttura. Puoi informare i clienti stranieri su offerte, sconti e promozioni per un soggiorno di minimo una settimana, per i Senior oppure in occasione di periodi particolari dell’anno, come un soggiorno in coppia nel periodo di San Valentino.

Un’altra novità da segnalare al cliente è il listino prezzi, ma potresti andare oltre per spiccare sui concorrenti: fornisci suggerimenti sui luoghi dei dintorni da visitare, sugli eventi più interessanti e sulle tradizioni del posto.

4. Materiali promozionali aggiornati e tradotti

Per inserire le novità della nuova stagione turistica, hai aggiornato il catalogo o la brochure della tua struttura ricettiva: nuove immagini di qualità, nuovi testi (magari scritti da un copywriter), nuove tariffe, impianti e periodi di apertura e chiusura.

Presenta una versione multilingue dei materiali promozionali in base alla clientela di riferimento.

5. Relazioni sui social con gli utenti stranieri

Oggi l’assistenza clienti avviene anche sui social network, soprattutto Facebook e Twitter. Instagram è il canale per eccellenza dove condividere le proprie vacanze, grazie alle migliaia di foto postate ogni giorno.

Quindi non trascurare la relazione con gli utenti stranieri sui social: rispondere ai commenti, interagire tramite chat, pubblicare contenuti e hashtag multilingue, nonché video sottotitolati in inglese. Evita la traduzione automatica e rivolgiti a un traduttore professionista.

Parla con il tuo pubblico usando la sua lingua e raccontando ciò che gli sta a cuore.
Jonathan Lister

Dietro le quinte

Uno dei motivi per cui ho sempre preferito la traduzione all’interpretariato è la possibilità di rimanere dietro le quinte: non mi piace sentirmi esposta in prima persona come deve fare un interprete, preferisco la visuale che si ammira nel backstage.

Dietro le quinte di un teatro si svolgono attività indispensabili e invisibili: gli attori si preparano ad andare in scena, i macchinisti e i fonici sistemano eventuali apparecchiature, i costumisti contribuiscono ai cambi d’abito tra una scena e l’altra…

Il pubblico non deve vedere ciò che accade nel retroscena, ossia le attività preparatorie: assisterà allo spettacolo, il momento culminante di un lavoro che dura giorni, mesi, settimane.

Il risultato definitivo, ossia l’opera mostrata al pubblico, è frutto di un lavoro del singolo che confluisce nel lavoro di gruppo.

Per un’azienda, accade la stessa cosa.

Prima di lanciare un nuovo prodotto, il lavoro dietro le quinte è fondamentale. Progettare, realizzare un prototipo e poi il prodotto definitivo è una fase essenziale a cui si aggiungono altre tappe necessarie a presentare il prodotto finito: la scrittura delle descrizioni prodotto, le foto e l’impaginazione del catalogo, la cura del packaging, lo spot per la campagna pubblicitaria, il comunicato stampa e la newsletter che presentano la novità, fino al lancio effettivo, magari in occasione di una fiera.

Quante persone lavorano in questo processo? Tante. E il traduttore professionista è una delle figure che partecipano alla produzione.

Come? Traducendo i contenuti scritti per renderli accessibili a una platea più vasta.

La traduzione è proprio una di quelle attività preparatorie che avvengono dietro il sipario, che il pubblico non può e non deve vedere. La traduzione deve rimanere invisibile agli occhi del pubblico, ossia il lettore, il cliente, il turista, l’utente che sta leggendo un testo tradotto nella sua lingua: sfoglia una brochure turistica che gli presenta una destinazione all’estero dove trascorrere le vacanze, visita il sito web di un hotel per un soggiorno invernale in montagna, legge il comunicato stampa di una campagna promozionale che presenta una nuova collezione di moda.

Cosa c’è sul palco, al centro della scena, sotto i riflettori, davanti al pubblico multilingue che lo guarda? Il tuo prodotto, il tuo sito web, la tua struttura ricettiva, la tua collezione…

Eccolo lì, il traduttore. Dietro il sipario, in silenzio, mentre osserva l’opera in svolgimento che ha contribuito a realizzare.

A volte il testo da tradurre non basta

Quando il cliente chiede il preventivo per una traduzione, è essenziale che il traduttore possa prendere visione del testo da tradurre. Pertanto è sempre meglio inviare il documento integrale in allegato.

Talvolta potrebbe bastare un estratto, ma è sempre meglio di niente.

Come traduttrice freelance, non accetto mai progetti a scatola chiusa. Ho bisogno di consultare il testo da tradurre per verificare una condizione essenziale: rientra fra le mie competenze?

Nello specifico, la traduzione di cui dovrò occuparmi deve soddisfare queste due condizioni:

Però a volte il testo da tradurre non è sufficiente: il traduttore ha bisogno di altro per contestualizzare il tutto.

Un aiuto fondamentale arriva da guide di stile, eventuale glossario e terminologia già approvati dal cliente.

Traduzione e localizzazione di una piattaforma

Se bisogna tradurre e localizzare i contenuti di una piattaforma online, sarebbe meglio fornire accesso provvisorio al traduttore. Infatti potrebbe trattarsi di una piattaforma privata a cui si accede soltanto registrandosi perché ciascun utente avrà un account a disposizione.

Come si fa a capire dove saranno inseriti i testi da tradurre? Si tratta di un pannello di controllo?

Call to action, voci di un moduli da compilare, barra e menu di navigazione sono soltanto alcuni elementi che potrebbero creare problemi se il traduttore non ha la possibilità di visualizzare il modo in cui sono disposti i contenuti da tradurre in ciascuna pagina.

L’importanza delle immagini

I sottotitoli

Il video è imprescindibile per tradurre i sottotitoli di un film, una serie tv o un documentario in italiano. La precisione e l’accuratezza dei sottotitoli dipendono dalle immagini di riferimento per chiarire eventuali ambiguità. Ad esempio, quando si traduce dall’inglese o dal francese, si pone la spinosa questione della traduzione di “you” o “vous” in italiano: grazie al video posso capire se chi pronuncia una battuta e utilizza “you” o “vous” si riferisce a un solo interlocutore che ha di fronte o a più persone. In molti casi si può dedurre dalla narrazione, in altri l’ambiguità resta.

Le descrizioni prodotto

Quando si traducono i contenuti di un sito e-commerce, le immagini aiutano il traduttore. Pertanto è sempre meglio poter vedere le immagini che accompagnano le descrizioni prodotto: capi di abbigliamento, articoli di pelletteria, accessori come borse, cappelli e scarpe… Nell’ambito della moda (e non solo) l’immagine consente di fare luce sui dettagli degli articoli tradotti.

Guide turistiche, brochure e itinerari di viaggio

Le immagini sono un ausilio prezioso anche in ambito turistico. Nella traduzione dei contenuti di questo settore, spesso ci sono passaggi con descrizione di monumenti, castelli e chiese. Ma anche specie vegetali, come in una traduzione relativa ai giardini ornamentali. Guardare le immagini dei luoghi descritti – e sognare a occhi aperti 🙂 – aiuta l’immaginazione ed è un supporto alla creatività.

Puoi fare gli auguri di Natale a chi non lo festeggia?

 

Gli ultimi giorni prima di Natale sono una corsa: ai regali, ai preparativi, agli appuntamenti. E la situazione in ambito lavorativo è la stessa (o peggio) perché è l’ultimo sprint finale prima di qualche giorno di pausa.

Così bisogna incastrare gli ultimi progetti da chiudere, le consegne, gli aperitivi con i colleghi, le cene aziendali. E non dimenticare i messaggi di auguri ai clienti.

Gli auguri di Natale ai clienti

Scrivere un messaggio di auguri ai clienti alla fine dell’anno è un momento che mi piace molto. Raccolgo le idee, ripenso ai tanti progetti curati nell’anno che sta finendo, alle comunicazioni che si sono susseguite e dedico del tempo alla scrittura di un messaggio personalizzato per ciascun cliente.

La gratitudine non deve essere sottovalutata. Se un cliente ha scelto te e continuate a collaborare da un po’ di tempo, dedicargli un messaggio di auguri per le feste natalizie vi avvicina ancora di più. Puoi farlo per email o magari con una cartolina stampata e un bel messaggio scritto a mano.

E chi non festeggia il Natale?

Se hai clienti all’estero forse temi di non rispettare le differenze culturali perché magari non festeggiano il Natale. Del resto ci sono usanze e tradizioni diverse a seconda delle culture. Ad esempio:

  • In Giappone si punta sul lato commerciale della festa. Si fanno regali e non manca la versione nipponica di Babbo Natale, chiamato Santa Kurohsu e raffigurato con un paio di occhi anche sulla nuca. La figura è ispirata a un monaco buddista di nome Hoteiosho che porta regali ai bambini che si sono comportati bene e che ha un paio di occhi sulla nuca per controllare meglio il loro comportamento.
  • In Arabia Saudita non è permesso il culto pubblico di religioni diverse da quella islamica, quindi le decorazioni e gli addobbi natalizi non sono ammessi.
  • In Cina la festa più importante è il Capodanno, che si festeggia per due settimane verso la fine di gennaio, a seconda del calendario lunare.

Non tutti celebrano il Natale secondo la tradizione cristiana, quindi potresti avere qualche indugio nel trasmettere gli auguri ai tuoi clienti stranieri perché temi di urtare la loro sensibilità.

Buone feste!

Per andare sul sicuro, puoi optare per un augurio che riguarda le feste di fine anno, senza specificare Buon Natale o Felice Anno Nuovo.

In generale questo periodo è considerato un momento di condivisione. In ogni angolo del mondo è l’occasione di incontrare chi non vedi da tempo. Ci si riunisce, si festeggia insieme a parenti e amici e si cerca di riposare e addolcire la vita con la musica, un banchetto, un po’ di luce.

Comunicazione interculturale: la raccolta dei miei articoli

 

Culture diverse, valori diversi.
Sai che il modo in cui guardi il mondo è soltanto una delle tante prospettive possibili?

I gesti, lo sguardo, il contatto fisico, il passaggio dal formale all’informale, il galateo a tavola, l’ambiguità delle parole: le differenze culturali influenzano questi aspetti e non solo.

Per evitare gaffe e brutte figure è importante conoscerli. Soprattutto se vorresti conquistare l’interlocutore straniero per motivi professionali.

Una maggiore sensibilità verso questi aspetti è una marcia in più non solo sul piano lavorativo: guarderai la vita in modo diverso, con un pizzico di curiosità e di tolleranza nei confronti della diversità.

Ecco la raccolta di articoli dedicati a questo tema che ho pubblicato in questi anni sul blog.

Perché la comunicazione interculturale è alla portata di tutti, anche di chi ha scarse conoscenze linguistiche.

Per iniziare
3 capacità (non linguistiche) per comunicare con un’altra cultura
12 domande per sviluppare la tua curiosità interculturale
Esci dalla tua bolla culturale
Il paradosso dell’intelligenza culturale

Comunicazione non verbale
I gesti e gli italiani: la comunicazione oltre le parole
Non fare questa gaffe!
Ma è vero che sorridiamo tutti nella stessa lingua?
Contatto fisico e distanza interpersonale: le differenze culturali

Comunicazione verbale
Come tradurre il silenzio
Comunicare al telefono con uno straniero
Scrivere email considerando le differenze culturali
Quando sì significa no e potenziali disastri

Tempo, cucina, abbigliamento, regali
Viaggi: le regole del galateo a tavola nel mondo
Il tempo come fattore interculturale
Abbigliamento e differenze culturali
Cosa regalare e non regalare a un cliente o collega straniero
Il significato dei fiori nelle culture

Ti va di approfondire?

Puoi approfondire questi aspetti e tanti altri nella guida che ho scritto per aiutarti a conquistare potenziali partner e clienti stranieri.

Mandami una mail per ricevere La tua Guida Pratica alla Comunicazione Interculturale a 36,40 euro!

Alcuni spunti dopo La Giornata del Traduttore

Il 20 ottobre ho partecipato al convegno La Giornata del Traduttore nella splendida Pisa. Una delle cose più belle che ho portato a casa è la gioia di aver conosciuto di persona traduttori e traduttrici con cui ho interagito virtualmente in questi anni. Perché confrontarsi e relazionarsi dal vivo è un’esperienza di altro livello.

La giornata di formazione è stata stimolante anche dal punto di vista dei contenuti. Il tema di questa edizione: “Riscrivere il futuro: traduzione e scrittura specialistica nelle professionalità emergenti”. Il convegno ha sottolineato l’importanza del traduttore professionista nella scrittura di testi specialistici, che vengono adattati a un contesto culturale, a un mezzo specifico o una nicchia di lettori.

Oltre agli interventi dedicati alle reti neurali artificiali, ai colori che racchiudono mille significati e alle traduzioni ottimizzate in ottica SEO grazie a un lavoro oculato sui motori di ricerca, il convegno ha dedicato ampio spazio alla traduzione e all’editing di testi giornalistici con Alberto Notarbartolo, Vicedirettore di Internazionale.

A differenza del linguaggio pomposo e retorico molto diffuso, quest’ultimo consiglia di prediligere termini semplici, il che non significa appiattire il testo, bensì evitare di dare per scontato che il lettore sappia di cosa stiamo parlando.

Basta ammiccamenti al lettore

Apro una parentesi su una tendenza ormai diffusa un po’ ovunque, dalle testate giornalistiche ai contenuti di blog e articoli di settore. Si utilizza spesso un tono molto amichevole, sfoderando per forza un tocco di ironia.

Ma gli ammiccamenti al lettore, l’ironia forzata e i testi scritti in modo irriverente non vanno bene per tutti. Dipende dal lettore (ad esempio, è un sessantenne o un millennial?), dal mezzo, dal settore e da tanti altri fattori che influenzano la scelta del tono di voce e dello stile.

Niente spiegoni, ma occorre chiarezza

gdtradInoltre l’approccio consigliato è utile anche nel lavoro di un professionista. Non è detto che un potenziale cliente che cerca un traduttore professionista sappia cosa sia la transcreation, invece può essere proprio il servizio che sta cercando.

A proposito: la transcreation è la traduzione creativa di un testo adattato alla cultura locale, per trasmettere il concetto in un contesto socio-culturale diverso conservando la forza e l’impatto emotivo del messaggio originale. La transcreation riguarda ad esempio gli slogan ed è utilizzata nelle campagne pubblicitarie.

Oppure pensa ai termini tecnici utilizzati in ambito fiscale. Il tuo commercialista è chiaro quando comunica con te oppure ti perdi nel suo linguaggio tecnico?

Il dentista, l’avvocato… insomma, i professionisti che non interagiscono con i colleghi, bensì con i clienti, devono utilizzare un linguaggio chiaro e preciso. (Hai fatto caso al verbo che hai appena letto? Ho scritto “interagiscono” e non “interfacciano”, un verbo che riempie la bocca di molti ma che significa semplicemente “comunicare”).

Quindi è meglio evitare termini ambigui, anglicismi inutili o peggio, l’inglese farlocco, e puntare alla chiarezza e alla precisione.

Del resto il fine della comunicazione è lo scambio tra più interlocutori, orale o per iscritto: non è un monologo, bensì un processo interattivo.

Che ne pensi?

 (Credits: La foto in apertura è di Angela Stelli)